Pensa a Cechov Mario Santella, tornando sulle scene partenopee (Thèatre de Poche dal 17 al 20 febbraio). E’ interprete, infatti, di “Serata d’onore”, una sua libera rielaborazione dell’atto unico dello scrittore russo “Calcante”, ovvero “Il canto del cigno”. In scena con Elisabetta Bevilacqua, racconta la storia di un vecchio attore che, dopo una serata in suo onore, ubriaco, si addormenta in camerino. Alla fine dello spettacolo, nessuno fa caso alla sua assenza, tutti si scordano di lui e vanno via, dimenticandolo lì, addormentato. Passata la sbronza, durante la notte, il vecchio attore si sveglia e realizza che è rimasto chiuso dentro. Prova a chiamare qualcuno, ma senza esito alcuno. E’ solo, in quello spazio nudo e gelido che incute terrore. In un primo momento viene preso dal panico, poi, gradualmente si calma, cerca di farsi coraggio e si accinge ad aspettare l’arrivo del giorno. Il teatro, vuoto buio freddo e abbandonato, gli suscita angosce e paure. E così il vecchio attore si trova a fare un bilancio della sua vita e dei suoi fallimenti. Una giovane sarta di compagnia, che si è ricordata di non averlo visto uscire dal teatro, torna per liberarlo. Alla ragazza il vecchio attore confida tutti i suoi fallimenti e tutto il suo disperato bisogno d’amore, e, nel contempo, le offre dei magnifici esempi di recitazione. Si avviano abbracciati verso l’uscita, mentre una nuova alba sta sorgendo.
“Avevo voglia di salire su un palcoscenico – spiega l’attore e regista, che tanti testi d’avanguardia ha ospitato e rappresentato nel suo teatro Ausonia – e lo faccio volentieri al de Poche, un piccolo ma significativo spazio nel cuore di Napoli, guidato da un gruppo di artisti giovani ed entusiasti”.