Matthew Perry, ci lascia l’amico della porta accanto

Renato Aiello

Alle soglie dell’ultima stagione di Friends, la fortunatissima sit-com americana degli anni ’90, una delle protagoniste Jennifer Aniston confessò di sentirsi “come quelle statuette di porcellana pronte a schiantarsi contro un muro”. Matthew Perry, suo collega di set, sicuramente si è sentito così tutta la vita, e non ne fece mai mistero.

Ci ha lasciato il 28 ottobre scorso a soli 54 anni, tra lo sgomento generale dei fan di Friends e del suo personaggio, il caustico Chandler Bing. Perry non ha lasciato un segno importante nel cinema, sebbene di film ne avesse girati, soprattutto commedie brillanti.

Sarà ricordato per sempre come l’amico dalla battuta pronta, autoironico e fulminante nella sit-com che ha fatto la Storia della Televisione. Un prodotto ancora trasmesso sui canali tematici e generalisti, sempre disponibile sulle piattaforme come Netflix, e tra i più cercati dagli utenti. Friends è oggetto di studi ai master di cinema e ai corsi d’università e non è invecchiato di un secondo, eccezion fatta per il politicamente scorretto di alcune puntate.

I suoi protagonisti ammisero senza problemi tempo fa a una reunion del cast che alcune delle battute pronunciate negli episodi delle 10 stagioni oggi sarebbero impensabili.

Eppure il Chandler di Matthew Perry ci insegna come l’autoironia, ridere di sé stessi e il non prendersi troppo sul serio siano le armi migliori contro insicurezze e fragilità. Non le sue, evidentemente, se a più riprese i problemi con alcol, farmaci e droghe, e il peso fuori controllo, lo hanno minato nel fisico.

La Aniston, con cui girò anche un divertente spot Microsoft per Windows ‘95, tentò di aiutarlo con un regime alimentare più attento ed equilibrato. Non sempre riuscì l’impresa, e infatti in alcune stagioni Perry appariva decisamente fuori forma. Un vero problema per showrunner e produttori di qualsiasi serie tv o film d’oltreoceano, in un’industria che costringe a sopportare pressioni e tensioni estreme, ma esige una linea sempre perfetta e canoni di bellezza a tratti tossici.

Perry sfuggì in parte a questa gabbia, per finire poi rinchiuso in quella sua personale, fatta di ansie e depressioni. Ma sfuggì proprio in virtù della forza del suo personaggio, vera chiave di volta della fiction insieme a quelli di Phoebe (Lisa Kudrow), Ross (David Schwimmer), Joey (Matt Le Blanc), Monica (Courteney Cox) e la star Aniston, la dolce Rachel. Nella domenica seguita alla notizia della sua scomparsa fioccavano i video e i reel sui social con gli spezzoni e le immagini della sit-com più amata di sempre.

Su tutti spiccavano quella poltrona vuota osservata dall’amico e coinquilino Joey; l’abbraccio fraterno tra i due; il suo sguardo perso alla finestra bagnata dalla pioggia di New York. Per non parlare del vinile tenuto tra le braccia durante il sonno, foriero di meme.

Protagonisti di una sorta di bromance in anticipo sui tempi, Joey e Chandler nella serie rappresentavano l’amicizia ideale, erede di tutti gli eroi coi loro alter ego nella letteratura, da Gilgamesh ed Enkidu fino a Don Chisciotte e Sancho Panza.

Sinistramente profetica la battuta pronunciata in un episodio del Ringraziamento dopo la caduta sul pavimento di tutto il servizio di piatti di Monica: “Sembra che sarò io il primo a morire qui”. Mancavano già da tempo le sue perle di saggezza condite con umorismo e una mimica subito riconoscibili. Ora mancheranno di più a ogni ascolto della sigla storica cantata dai The Rembrandts, I’ll be there for you. Il divano del Central Perk, mitico bar di ritrovo dei Friends, adesso è più vuoto.

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