Napoli città dell’accoglienza secondo Trudie Styler

Maresa Galli

A lungo applaudito, alla festa del cinema di Roma, il documentario di Trudie Styler attrice, regista, produttrice, attivista, moglie di Sting, “Posso entrare? An Ode to Naples” è stato presentato a Napoli nella multisala The Space. Prodotto da Big e Made Entertainmet e Rai Cinema con LuceCinecittà, racconta l’anima di Napoli con lo sguardo di un visitatore. Ode a Napoli, con riferimento all’omonima poesia di Percy Bysshe Shelley, che visse per un periodo in città e ne rimase incantato.

I Virgilio scelti da Styler, sono padre Antonio Loffredo, protagonista della rinascita del Rione Sanità, Roberto Saviano, Jorit, Francesco Di Leva, l’associazione Forti Guerriere, i castagnari Gennaro e Immacolatina. E ancora Alessandra Clemente, Antonio Amoretti, Lello Esposito, Alfonso Iaccarino e tanti altri protagonisti della vita cittadina.

Apre il documentario il rapper Clementino con una canzone capace di riassumere la storia di “Neapolis”. Tanta bella musica, da Sergio Bruni a Camillo De Nardis, da Pino Daniele a Wagner. Tanti i luoghi simbolo, da San Giovani a Teduccio (dal murale di Maradona al Nest) al Mann, da Scampia a Secondigliano, fino al Vesuvio.

Trudie Styler per le strade di Napoli

Posso entrare?” è la prima frase che Trudie Styler pronuncia, bussando alla porta di un appartamento del rione Sanità di Napoli. Entrando nelle storie da raccontare. Un tour in “una città viva, brulicante, chiara e scura”, afferma la regista. Nel film compare anche Sting, invitato da padre Loffredo nel carcere di Secondigliano, dove suona per i detenuti la sua “Fragile”, con una chitarra costruita con il legno di una barca di migranti.

I produttori del film Luciano Stella, Lorenza Stella, Carlo Stella e Maria Carolina Terzi,  ringraziano Trudie Styler per aver rappresentato in questo film la Napoli bella, cogliendone l’anima. Napoli è una città aperta allo straniero, indecifrabile, più Babilonia che New York, come ricorda Roberto Saviano. “Napoli non è solo camorra, spaccio e violenza – afferma la regista – è arte e musica e l’esperienza dell’orchestra di Sanitansamble che si ascolta alla fine ne è la prova. Chi vive a New York – conclude Trudy Styler – non guarda più chi ha accanto. Scoprire quartieri come la Sanità, dove esiste ancora uno spirito di comunità, mi ha dato tanto calore”. Lo sguardo dello straniero che incontra la Napoli di oggi è privo di retorica, capace di cogliere più di chi ci vive le sue mille facce, tutti i suoi colori.

 

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