Napoletano, classe 1980, a lui il compito di chiudere il sipario della stagione teatrale 2003/2024 del Teatro Tram di Napoli con “Triolagnìa. Una storia d’amore in tre tempi”. Nello Provenzano scrive e dirige la sua opera, interpretata da Valeria Impagliazzo e Gianluca Cangiano, in scena da oggi 26 aprile 2024 fino a domenica 28. Una commedia insolita, “un gioco metateatrale” in cui l’autore si diverte a “bullizzare” i suoi personaggi.
Con la sua “Triolagnìa. Una storia d’amore in tre tempi”, si chiude la stagione teatrale della sala di Port’Alba.
“A chiudersi è anche un cerchio, perché il primo corto di nome ‘Pop corn’, da cui nasce l’opera, debuttò nel 2019 proprio al Tram. Al debutto, mi accorsi che il pubblico si divertì. Dopo qualche anno ho deciso di far evolvere quella storia d’amore nata in un vecchio cinema di periferia. È un testo che rispecchia molto la mia idea di teatro”.
Ce la racconti.
“È tutto un gioco. È surreale, assurdo. Lo sono i dialoghi, i personaggi, le situazioni. Anche se nasce da un’indagine sulla timidezza, si arriva poi a parlare di un ménage a trois, manche se a i personaggi in scena rimangono due, ‘disturbati’ però dalla forte presenza dell’autore che interagirà in ogni atto. Si parla quindi d’amore e di sesso. È una storia d’amore in tre tempi: Popcorn, Cuckold e Limbo”.
Nella sua opera parla dunque di un “ménage a trois”. E’ cambiato il modo di raccontare l’amore a teatro o la reazione del pubblico di fronte al racconto di un amore meno tradizionale?
“L’amore è da sempre raccontato in maniera romantica o scabrosa. Ciò che sicuramente è cambiata, si è evoluta insieme a noi, è la reazione del pubblico di fronte a certi modi di raccontare l’amore”.
Ci spiega quindi di cosa tratta?
“Un uomo e una donna si incontrano in un vecchio cinema di periferia. Unici due spettatori, sono seduti uno accanto all’altra. Parlano, si conoscono, si raccontano e scoprono di avere molte cose in comune. Una su tutte, la timidezza. Dopo qualche anno, assuefatti da una vita di coppia monotona, per rinvigorire la loro intimità, invitano a casa una terza persona, un Bull. Quest’incontro, studiato nei minimi dettagli, andrà proprio come avevano programmato, si divertiranno. Passano ancora altri anni e sono ormai una coppia matura. Hanno una bella casa, una stabilità economica, litigano per futili motivi e si amano alla follia. Sono felici. Forse”.
Parla anche di maschere.
“Affronto innanzitutto il tema della timidezza. Ci sono difatti persone che, rispetto ad altre, hanno più difficoltà a esprimersi, a comunicare le proprie idee, a farsi comprendere ed accettare dalla società. C’è chi tra queste, in alcune occasioni, riesce a camuffare la propria natura indossando una maschera e recitando un personaggio. Una maschera che però cade ogni volta che si ritorna soli. Queste persone spesso non riescono a prendere in mano la propria vita, lasciando che qualcuno o qualcosa lo faccia al posto loro. I due personaggi di Triolagnìa sono esattamente così, ed io ho voluto prendermi gioco di loro esasperando queste caratteristiche e creando dialoghi e situazioni surreali che danno vita ad un assurdo gioco meta-teatrale. Triolagnìa è una storia d’amore in tre tempi ma lo ammetto, è principalmente un atto di bullismo dell’autore nei confronti dei suoi personaggi”.
Insolito. E in che modo lo fa?
“Ho deciso di raccontare la vita amorosa di questi due personaggi, gli unici in scena, in modo grottesco e surreale. E’ il mio gioco metateatrale, mi sono accorto che dopo aver scritto Pop corn e continuando nella stesura del testo, mi divertivo a prendere in giro i miei personaggi e ad esasperarne le caratteristiche.”
Altri progetti?
“Sto lavorando ad un cortometraggio, che nasce come un testo teatrale, ambientato nei vicoli di Napoli. Parla del desiderio di un transessuale di essere mamma, tenuto vivo dal pianto del bimbo dei dirimpettai. Gli unici attimi in cui sogna che quel figlio sia suo e che lui possa esaudire il suo desiderio di maternità”.