di Andrea Di Maso – Venezia
Sotto le stelle di Piazza San Marco a Venezia si è svolto sabato 13 lugli 2024o, il concerto “Omaggi a Puccini dal Mondo”. In occasione del centenario della morte di uno dei più talentuosi e amati compositori della storia della musica.
L’orchestra e il coro del Teatro La Fenice sono tornati ad esibirsi sul palco allestito nel salotto veneziano, la direzione del concerto è stata affidata al maestro James Conlon, insieme al soprano Selene Zanetti, il tenore Brian Judge e il pianista Alexander Malofeev.
In diretta televisiva su Rai 5, inizia uno dei più suggestivi concerti di musica classica dell’estate 2024 in uno scenario senza eguali.
LA SERATA
La serata non poteva non iniziare con uno dei pezzi più famosi di Giacomo Puccini, dalla “Tosca”: “E lucevan le stelle”. Tratto dal terzo atto. Prima dell’esecuzione, Mario è pronto a morire, è preso dalla disperazione e dal dolore e per gli ultimi istanti di vita, chiede un foglio e una penna, per scrivere una lettera a lei. Anziché frasi escono note, appassionate, intime.
“Un bel dì vedremo” è il secondo pezzo, una delle arie più celebri di Madama Butterfly, interpretata dalla soprano Selene Zanetti.
Dopo questa introduzione dedicata a Puccini, è stata eseguita “Rhapsody in Blue” – una delle memorabili composizioni musicali di George Gershwin. Al pianoforte, il giovane russo Alexander Malofeev, di 22 anni e vincitore a soli tredici anni del prestigioso concorso Čajkovskij.
Il magnifico concerto è proseguito con un omaggio a Giuseppe Verdi con la marcia trionfale, le danze e il finale del secondo atto di “Aida”, seguito da “Mi chiamano Mimì” da La Bohème.
È poi proposto il “Bolero” di Ravel, a testimonianza dell’influenza pucciniana sulla musica francese. Il maestro Conlon ha diretto con padronanza tutta l’orchestra in un crescendo che ha estasiato, rapito e travolto tutta la platea.
Dopo l’omaggio è a Wagner e la famosa “Cavalcata delle Valchirie”, eseguita dall’orchestra della Fenice. Mentre, il finale è dedicato ancora a Puccini e alla sua ultima opera incompiuta Turandot. L’aria di Liù “Tu che di gel sei cinta“, seguita dall’intramontabile “Nessun dorma” e “Padre Augusto“.
I solisti hanno regalato interpretazioni straordinarie: il tenore ha incantato con la sua voce potente e cristallina, mentre la soprano ha sedotto con il suo timbro soave e la sua grazia scenica.