Nel giorno del suo matrimonio con Amy (Grace Kelly) – e ultimo giorno di servizio come sceriffo – Willy Kane (Gary Cooper) apprende che col treno di mezzogiorno arriva per vendicarsi il feroce fuorilegge Frank Miller (Ian McDonald), da lui arrestato anni prima e già atteso da alcuni suoi complici. Nonostante Amy lo inciti a partire, Kane, per puro senso del dovere, decide di restare ma nessun concittadino gli offre un aiuto. Kane affronta da solo i banditi e solo Amy, alla fine, lo aiuta, uccidendo uno dei banditi. Dopo aver eliminato anche Miller, Kane getta la sua stella di sceriffo nella polvere e lascia la città con la moglie.

Fred Zinnemann con “Mezzogiorno di fuoco” (High Noon, USA, 1952), come spesso avviene a Hollywood negli anni ’50, gira un western, sviluppando una storia su tematiche sociali e su un approfondimento della psicologia dell’eroe. Carl Foreman scrive la sceneggiatura partendo dal racconto The Tin Star di John W. Cunningham.
Il film è un apologo sulla pavidità della natura umana, un atto di accusa nei confronti della mancanza di solidarietà nei confronti di chi, per qualunque motivo, è destinato, al ruolo di capro espiatorio o di vittima designata e rispecchia, più in particolare, il clima di conformismo imperante negli USA del maccartismo; all’uscita del film, non mancano le polemiche, per la descrizione dei pavidi abitanti del villaggio e, soprattutto, per la scena finale della stella da sceriffo gettata nella polvere: una vera novità, per l’epoca.
“Mezzogiorno di fuoco” è di grande accuratezza formale, grazie anche alla fotografia di Floyd Crosby, al montaggio di Elmo Williams e Harry Gerstad ed alle musiche di Dimitri Tiomkin che, con la celeberrima canzone Do not forsake me, oh my darling, dà vita a quello che per anni è la più famosa canzone stile western.
Nella struttura dell’opera, è fondamentale il rigoroso senso del ritmo di cui il regista dà prova, con il ricorso all’unità di tempo (la durata del film coincide quasi perfettamente con la durata dell’azione) ed alla scansione sincrona visivo-musicale (ogni stacco è segnato dal battere della musica). A livello tematico ed espressivo, è evidente il debito del film nei confronti del film noir, del cinema tedesco di Weimar e di Hitchcock, per l’ossessiva scansione del tempo, i giochi di ombre e di luci e per la cupezza degli stati d’animo. Nella vasta galleria di attori che popolano il film, entrati nella memoria del pubblico, sono da ricordare, in particolare, Grace Kelly e Gary Cooper.

Grace Kelly, qui nel suo primo ruolo da protagonista, attrice iconica con la sua grazia e la sua riservatezza, è interprete di personaggi eleganti e raffinati, spesso avvezzi al perfetto dominio di sé stessi.
Gary Cooper, che in “Mezzogiorno di fuoco” offre una delle sue migliori interpretazioni, con la sua recitazione misurata e sobria, in moltissimi film rappresenta il buon senso e l’onesta dell’americano medio; nonostante i suoi personali atteggiamenti antidivistici, è forse il divo più popolare e amato di Hollywood. Fred Zinnemann, tra i registi europei che si inseriscono a Hollywood, opera all’interno delle regole del cinema americano, ma con una visione personale nella messa in scena delle sue opere. Autore di notevole tecnica, nei suoi film migliori approfondisce le analisi psicologiche, pur rispettando la logica del film di genere. Zinnemann, con “Mezzogiorno di fuoco”, realizza uno dei più grandi western di sempre, un’opera di grande successo di pubblico e di critica, un classico, da rivedere ed apprezzare.