Romeo Barbaro

Teresa Rovani

Romeo Barbaro
Romeo Barbaro

E’ un musicista, un musicologo, compositore, un artista della tammorra, ma soprattutto un filologo, un uomo appassionato della storia del territorio vesuviano con i suoi ritmi, i suoi strumenti tipici, la sua vocalità, le sue tradizioni orali da custodire e tramandare. Romeo Barbaro nasce a Somma Vesuviana, e il padre Paolillo è prima di lui stimato suonatore di tammorra che educa i figli alla musica, alla storia, trasmettendo l’amore per la cultura popolare, contadina, per le radici. Romeo vive e studia a Napoli dove si diploma in canto al Conservatorio di San Pietro a Majella. Compie ricerche etnoantropologiche sulla terra natia e si appassiona alla tammorra, che definisce vero e proprio soggetto musicale, musica del sole, strumento dell’anima.

Hai girato il mondo con la tua musica etnica, internazionale, che attinge ad un repertorio vastissimo che rappresenta le radici della terra vesuviana, la sua ricca cultura.

“Ho partecipato a numerose tournée in Italia e all’estero, dall’America all’Europa ai paesi arabi e suonato in presenza di Simon Peres. Emozionante è stata la tournèe in Cina aperta dal concerto nel Palazzo del Popolo in piazza Tienanmen in occasione delle Olimpiadi di Pechino. Dal 2000 collaboro con la Nuova Orchestra Scarlatti diretta da Gaetano Russo. Ho promosso conferenze e stages sull’etnia e il folklore campani dall’Estonia alla Svezia”.

Sei anche autore di spettacoli molto apprezzati dal pubblico.

“Ho scritto e diretto spettacoli come “’Napule, tammorre e…’ “, “ ‘Accussì nascette Partenope”, “’Mo’ vene Natale”, “Concerto d’amore”, “Napule è ancora”, “Omme ‘e carta, ovvero la forza dell’intellighenzia”. Questi eventi hanno coinvolto il pubblico dei più importanti teatri napoletani e non solo. Sono sempre felice di divulgare la nostra cultura musicale, la canzone popolare antica, etnofolk e anche quella internazionale”.

Punta proprio sul repertorio internazionale lo spettacolo di domenica 9 giugno promosso  dall’Unione Musicisti Napoletani: ce lo racconti?

“Saremo nella Basilica di San Giovanni Maggiore a Mezzocannone; presentiamo uno spettacolo itinerante composto da musiche e canti, eseguite dal vivo con il gruppo di musica popolare  Parthenias; il viaggio sonoro si intitola “Mediterranea Sound: canti e suoni sulle sponde del Mediterraneo”. L’ensemble è composto da Monica Rosati, voce, Enzo Grimaldi, fisarmonica, Enzo Canoro, chitarra. Sono tutti musicisti di primo piano dalla storia importante. E soprattutto siamo molto affiatati”.

Quale è il repertorio del Mediterranea Sound?

“In scaletta si alternano brani napoletani e canzoni internazionali per riscoprire il legame profondo che unisce Napoli e tante culture e civiltà che, succedutesi sulle nostre coste, hanno contaminato il nostro repertorio con infinite suggestioni e sfumature. Si tratta di un patrimonio che Napoli ha saputo integrare, trasformare ed esportare con ingegno e sensibilità creativa, in ogni settore, diventando grande nel mondo! I brani vanno da la” Cumparsita “ a “Malafemmena”, da “’A Vucchella “ a “Besame mucho”, passando per il ritmo latino di “Mana do Carnaval” e quello classico di “Torna a Surriento; non mancherà lo swing  carosoniano de “’O Sarracino” e “Tu vuo’fa’l’Americano” ed ancora brani di influenze nordiche per rappresentare Napoli da sempre crocevia di culture”.

Oggi suonare musica folk è diventata una moda: quale la tua opinione in merito?

“E’ vero, troppo spesso si suona per seguire la moda del momento; io invece sono un conservatore. La nostra musica è un bene millenario, e noi diamo voce a chi non ha voce. Bisogna nutrire il rispetto della terra, il rispetto della cultura. La musica è un “io” che si racconta, che comunica emozioni profonde che riportano a legami ancestrali. Altro che moda, è un modo di essere e di sentire”.

 

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