La comicità ci salverà? Ne dubita il comico campano Simone Schettino che, a proposito dell’era post Covid, commenta: “Viviamo in un Medio Evo della cultura aggravato dalla tecnologia. E continuiamo a commettere gli stessi errori e le stesse malefatte anche dopo la pandemia, il famoso anno zero, e questo più o meno vale per tutti”. Pandemia da Covid, social network, società dell’apparire, ricerca del benessere a tutti i costi. Schettino commenta in chiave ironica diversi temi di stretta attualità nel suo nuovo spettacolo “Se tutto va bene stiamo uguale a prima”, in scena a Napoli dal 20 al 29 gennaio 2023 al Teatro Totò e dal 23 al 26 marzo al Teatro Cilea.
In tournée con il suo nuovo spettacolo “Se tutto va bene stiamo uguale a prima”. Dopo la pandemia siamo quindi sempre gli stessi?
“Assolutamente sì. Durante la pandemia ci auguravamo di tornare al più presto ad una normalità che era però già malata. Se ci si fa caso io non vedo in giro facce felici. Ne saremmo dovuti uscire migliori ma non è stato così. La verità è che ognuno vorrebbe un mondo migliore ma fa ben poco per migliorarsi, con la scusa che, in fondo in fondo, così fan tutti. Mettiamoci noi alla sbarra, facciamolo con una risata e facciamo uscire fuori le nostre debolezze senza aver il timore di essere giudicati”.
Che cosa ci manca?
“La libertà di godere del nostro tempo libero. Nel mio spettacolo spiego, sempre con una sana dose di ironia, che ci affanniamo al fine di accumulare beni di cui poi non abbiamo il tempo di godere. Che senso ha avere 4 tv in casa se poi nessuno le guarda per mancanza di tempo? Acquistato un bene non lo si apprezza, perché si pensa già a quello successivo. Non erano meglio gli anni ‘80”?
Da che punto di vista?
“In quegli anni c’era forse meno benessere materiale, ma sicuramente più tempo libero e voglia di stare bene. Se si acquistava un oggetto, poi si trovava la voglia e il tempo per goderne. Magari ci si riuniva in casa davanti a un solo televisore, ma in fondo si era più felici. Stiamo vivendo nell’epoca dell’apparire”.
La comicità può aiutarci in qualche modo?
“Finché tutti rimarremo omologati in un unico modo di pensare, sarà difficile. Viviamo in un Medio Evo della cultura aggravato dalla tecnologia. Anche la comicità risulta inflazionata, c’è troppa offerta. Ma sono ottimista: ci riprenderemo. Come ci insegnano i corsi e ricorsi storici, supereremo anche questa fase post-Covid, caratterizzata però ancora da mancanza di solidarietà e da un forte odio sociale. La verità è questa: non esiste più una classe politica che conta con cui prendersela, e allora ci si sfoga gli uni contro gli altri in battaglie social”.
A proposito di solidarietà, lei ha spesso aderito a progetti importanti.
“Assolutamente sì perché ci credo, ovviamente quando si tratta di campagne serie come quelle legate a nomi come Unicef e Telethon. Donare rende molto più ricchi che ricevere, a mio avviso”.
Progetti futuri: bolle qualcosa in pentola?
“Se c’è una cosa che mi ha insegnato il Covid è gioire del presente. Per cui penso alla mia attuale tournée e me la vivo appieno. Un successo ottenuto anche grazie all’inserimento di interventi musicali ad opera di una grande artista come Roberta Nasti. La tournée c’è, va bene e me la godo. Al domani poi ci penseremo”.