Scrivere il cinema in coppia: Martone e Di Majo

Giancarlo Giacci

Tra le interessanti iniziative del Campania libri festival 2023 svoltosi nel Palazzo Reale di Napoli, particolarmente interessante e piacevole è stato l’incontro Scrivere il cinema in coppia con Mario Martone e Ippolita Di Majo, che hanno descritto, in dettaglio, il metodo particolare di creazione, che si svolge anche tra le mura domestiche nella massima spontaneità, cucinando o apparecchiando la tavola.
Martone ha subito spiegato: “Per fare un film devo prima scrivere, ambientarlo, vedere le scene nel dettaglio, nella mia mente e solo dopo descriverle. Solo successivamente lo scenografo realizzerà il tutto materialmente. Voglio precisare di essere un autodidatta, – dice con orgoglio – non avendo seguito alcuna scuola di cinema, centro sperimentale, né aver fatto esperienza come aiuto regista.  Ho solo seguito il desiderio di fare cinema. Nel dicembre 1977, fondai il gruppo “Nobili di Rosa”, inizialmente solo con Andrea Renzi, trasformatosi nel 1979 in “Falso Movimento”, che a sua volta si fuse con il “Teatro dei mutamenti” di Antonio Neiwiller e successivamente con il “Teatro Studio di Caserta” di Toni Servillo, dando origine, infine a “Teatri Uniti”.

Martone e Di Majo. Scrivere il cinema in coppia

La mia prima esperienza cinematografica è del 1980 con un cortometraggio finanziato dal Banco di Napoli. Ma solo nel 1992 riuscii a realizzare il primo lungometraggio “Morte di un matematico napoletano”, con la collaborazione alla sceneggiatura di Fabrizia Ramondino”.
Ma come si sono conosciuti, Mario e Ippolita? Risponde fulmineo prima della moglie: “Ci siamo conosciuti all’epoca del film su Caccioppoli. Sapendo che Ippolita era una storica dell’arte, pensai che mi avrebbe potuto aiutare nel creare una fedele atmosfera ottocentesca per il nuovo film in progetto “Noi credevamo”, in costume, ambientato nel periodo risorgimentale. La nostra collaborazione vera e propria è iniziata per la scrittura dell’adattamento teatrale delle “Operette morali” di Giacomo Leopardi per il Teatro Stabile di Torino, di cui ero direttore.

Il lavoro di adattamento fu molto difficile volendo conservare il più possibile le emozioni dell’opera del poetai. Da quel momento la nosra collaborazione per la sceneggiatura è stata costante. Lo spettacolo teatrale ci aveva avvicinato all’uomo Leopardi più che al poeta, e venne quasi spontaneo pensare di realizzare un film: “Il giovane favoloso”.

Per questa pellicola, il regista ha voluto precisare, con sincerità e orgoglio, che le emozioni più forti e decisive sono state scritte da Ippolita Di Maio. facendo trasparire da tutta la conversazione il rispetto reciproco, l’ amore e un completamento professionale.
Martone ha raccontato al numeroso pubblico del rifiuto ricevuto dalla RAI, per un lavoro a puntate su Eduardo De Filippo, che ha permesso però la nascita del film “Qui rido io”, utilizzando parte del lavoro di ricerca fatto. Non tutti i mali vengono per nuocere.
Infine, il noto, pluripremiato regista partenopeo ha parlato della purezza del cinema e del teatro, affermando con decisione: “Non sono nato nella purezza del cinema o del teatro, ma nel casino dell’epoca della mia gioventù“, e  ha tenuto a precisare che la collaborazione della moglie si limita alla sceneggiatura, tutte le altre decisioni sono esclusivamente del regista. “E capita spesso – conclude – che sul set bisogna anche essere duri per ottenere il massimo da tutta la troupe, attori compresi“.

Mario, da come parlate del vostro lavoro sembra proprio che vi divertiate.

E’ proprio cosi, ci divertiamo molto, lavoriamo in allegria. E’ un privilegio raro svolgere un lavoro ed esserne contenti allo stesso tempo“.

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