
Otorinolaringoiatra, nato a Foggia, classe ’73, Alessandro Maselli del Giudice spazia dalla pubblicazione di lavori scientifici alla pittura di paesaggi del suo amato Gargano. Il suo primo romanzo, Vaffankulo Bridget Jones (edizioni Il Castello, pagg. 98), è un piacevole libro ironico, disincantato ma anche romantico, “dal quale ci si lascia volentieri coinvolgere ed appassionare, non solo per i suoi personaggi, moderni e vividi, ma soprattutto per i sapienti incastri narrativi che trasformano la storia in un ricco e colorato mosaico di episodi ed emozioni”, come scrive nell’introduzione il critico d’arte Lucia Torelli.
La storia è quella di Roman Jones, di mestiere programmatore, che sogna di produrre t-shirt con i disegni di sua creazione. Un giorno forse avrà una sua azienda per realizzare maglie disegnate da lui, e si chiamerà “Fantasy is not a crime”. Il suo più caro amico, Santo, negoziante di chincaglierie, lo canzona affettuosamente ribattezzandolo “Bridget”. La vita gli sta stretta, non ha trovato ancora ciò che più gli sta a cuore. Per caso ritroverà una vecchia fiamma, Lele, giornalista e scrittrice che ha affrontato il tumore e un amore infelice, Lele che lo lasciò quando erano ragazzi, mai dimenticata. Lele, che guarirà le sue ferite per la perdita dell’adorato marito Marco, Lele con i suoi affetti, i figli, l’inseparabile amica Antonella e l’affettuosa Lola, il setter, “ricciolona, bionda” a caccia di croccantini e carezze. La vita rimescola le carte e con sapiente ironia il protagonista, che inizialmente si sente come “un’isola disperata in un oceano ancora sconosciuto, dove vivono solo razze in via d’estinzione, inutile perché nessuno ne conosce l’esistenza, inutile anche a se stessa, ma che vive e sopravvive”, abbraccia l’amore.

Gli eleganti bozzetti che impreziosiscono il libro sono dello stilista Raffaele Morelli. Il mare in copertina è quello dell’amata Vieste. “E’ qui dunque che fluttuo fra nuvole e sogni fra onde azzurre e tempeste di colori. Qui ho impresso una nota al silenzioso ascolto degli inquieti: perché l’esistenza trovi il giusto canto”, recita la poesia in quarta di copertina di Lucia Torelli. “Qui su questa spiaggia sono viaggiatore e naufrago di me stesso”, per ritrovare, infine, approdo.