Ha aperto e chiuso la presentazione napoletana del suo libro. Massimo Andolfi, giornalista napoletano, trasferitosi a Roma per lavoro, è tornato nella città natale, proprio per dare vita alla sua terza opera letteraria. S’intitola “Anatocismo napoletano” il volume edito da Affiori, appena uscito in libreria e sui webstore.
Nella splendida sala della sontuosa dimora di Mena Vecchione, nello storico, magnifico Palazzo dello Spagnuolo a Napoli l’autore ha subito coinvolto il numeroso pubblico, leggendo alcune pagine. Ha dato poi la parola ai relatori.
L’accademico storico Giovanni Forese ha lanciato un’interpretazione molto personale, ma intrigante, della storia. Cogliendo tra i capitoli del libro un continuo riferimento al numero 3. Una lettura quasi ‘magica’ e scaramantica, che ben si addice al popolo partenopeo che tanto si affida alla cabala.
Dopo, è intervenuta la giornalista e scrittrice Angela Matassa, che ha fatto un excursus su tutta l’opera, soffermandosi sulla “coraggiosa scelta del titolo”, parola astrusa e poco conosciuta dai più. Sottolineando lo stile appassionato ma leggero, la scrittura fluida ma precisa.
Infine, la storica dell’arte Fabiana Mendia ha parlato della piacevolezza della lettura e si è poi soffermata in particolare sui luoghi e sulle bellezze del territorio, in cui il libro è nato.
“Anatocismo napoletano”, infatti, è stato concepito e scritto proprio nell’appartamento dell’ospite, Mena, che nel libro diventa Filo.
Una sorta di guida, che porta l’autore in giro nel Quartiere Sanità. Qui, il protagonista, Giovanni Pace, conosce nuove amici, artisti, ristoratori. Visita chiese e palazzi. Parla. Parla con tutti, negozianti, venditori, tassisti per ‘ricordare e rivivere’ la sua città, che a primo acchito, lo disturba per poco conquistarlo.
Pur se il libro è ricco di osservazioni e annotazioni, la storia c’è. Racconta di amori e di amicizia. Di un matrimonio finito con dolore. Di un amore ‘senile’ appena nato, che ha voglia di svilupparsi e rinforzarsi.
Infine, Massimo Andolfi ha risposto alle curiosità del pubblico, spiegando lo spirito che lo ha portato a scrivere questo romanzo.
“Anatocismo napoletano” è un libro che parla di Napoli, delle sue contraddizioni. Di bellezza e oscurità. Di luce e di violenza. Ma lo spirito è ottimistico. La visione è speranzosa, come lo sono i napoletani che, nonostante tutto, quando si deve, cantano.