Una saga familiare

Gioconda Marinelli

La copertina del libro
La copertina del libro

Un dialogo tra passato e presente, il romanzo di Maria Elefante Le figlie della fortuna (Graus editore), che traccia un territorio prima felice, rigoglioso, ricco di saporosi frutti, nettare degli Dei (Sorgeva dal mare il paese della Fortuna e arrivava fino alle pendici della Montagna, vulcano che sfidava il cielo con la bocca fumante. La terra, baciata dal sole dall’alba al tramonto, come una culla, proteggeva dagli eccessi del caldo e del freddo i teneri germogli e nutriva i frutti con la linfa vitale, di cui era pregna, fin dal tempo dei tempi), fino al sopraggiungere ahimè dei veleni delle discariche. Un grido d’allarme contro i versamenti illeciti di rifiuti che hanno arricchito la malavita nel corso del tempo, provocando danni irreparabili e tante morti.

L’autrice contrappone una terra vesuviana profanata a un mondo straordinario che si muove tra miti, leggende, incantesimi, divinità pagane, magia nera, maledizioni (ma la vera maledizione è l’avidità, il malaffare), superstizione e religiosità, racconti di una suggestione unica al limite del reale, di cui fa parte tra gli altri, un singolare personaggio, Tommaso Santillo, scienziato ma anche un po’ santone e stregone, che in qualche modo riesce a deviare il destino infausto e a far intravedere qualche raggio di luce. Maria Elefante costruisce una saga familiare e accompagna Fortuna e la nipote Fortunata, uniche custodi e testimoni di valori tramandati da differenti generazioni, tra “miserie e nobiltà”, accadimenti gioiosi e dolenti, vittorie e sconfitte, che culmineranno nel riscatto attraverso sacrificio, fede e cultura.

La scrittrice, docente di Lingua e letteratura latina alla Federico II, è una “vesuviana” come l’indimenticabile Maria Orsini Natale e le atmosfere che si respirano nel lungo racconto rimandano alla comune appartenenza ad una terra amata, ma anche sofferta, al legame profondo con le proprie radici, all’amore per le tradizioni, alla consapevolezza della forza di volontà, del forte temperamento e della tenacia che le donne dimostrano nel loro percorso di vita, al piacere di essere entrambe affabulatrici e cantastorie, al saper impreziosire le espressioni con la lingua napoletana, al trasportare il lettore in mondo di favola. Che fanno le scrittrici vesuviane? Aprono i loro scrigni e ne escono meraviglie… colori, odori, sapori. Finanche nei dolci, come nella celebrata pastiera, Maria Elefante trova pregi indefinibili e vi scopre “l’anima di intere generazioni, la filosofia della vita di un popolo di contadini. La saggia contemperanza di dolce e di salato era un monito per ricordarsi che, in fondo ad ogni amarezza, c’è la dolcezza e la dolcezza stessa non può essere esente da amarezza”.

 

 

Maria Elefante

“Le figlie della fortuna”

Graus editore,

p.100,

euro 12,00

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