GIORNATA MONDIALE PER L’ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA
CONTRO LE DONNE
Quelle che non sento sono le parole più strazianti. Quante vittime non possono più parlare ed essere ascoltate: minacciate senza scampo, prese a bastonate, massacrate col figlioletto in grembo, accoltellate, prese a forbiciate, buttate tra i rifiuti, con una pallottola in fronte, al cuore, strangolate, bruciate, perfino decapitate con una mannaia, con una furia omicida indescrivibile, agghiacciante. Una carneficina. A volte al culmine di liti banali e meschine, arriva la coltellata e i bambini sono lì davanti con gli occhi sgranati. Non sono considerate esseri umani le donne, ma oggetti a uso e consumo proprio, e quando qualcosa non va, vengono gettate via, come fanno i bambini, quando per un capriccio, si sbarazzano di un giocattolo.
In fondo sappiamo quanto sia antica la misoginia, la discriminazione, l’odio verso le donne. Come diceva Aristotele? L’uomo è per natura superiore, la donna inferiore; il primo comanda, l’altra ubbidisce, nell’uno v’è il coraggio della deliberazione, nell’altra quello della subordinazione. E non basta se pensiamo a tanti filosofi, teologi, agli stessi padri della Chiesa, ad alcuni scrittori, a tutti i cosiddetti maestri del pensiero, che le hanno messe ai margini.
Le parole anche se non dette, le storie anche se non raccontate, le vedo allinearsi davanti a me e man mano intrecciarsi in un groviglio inestricabile. E le seguo mentre varcano ogni confine e ogni pensiero in un’eco infinita che riecheggia tra le valli, oltrepassa i monti, non si ferma mai. Fisso un prato sconfinato e i suoi bellissimi fiori sono recisi.
Iris
Ero libera, felice, tanti i progetti da realizzare, prima di conoscerlo. Calci e botte non me li sarei mai immaginati, diceva di amarmi sopra ogni altra cosa. Il nostro amore era dolce e luminoso come il suo sorriso. Si è insinuata la gelosia prima solo velata, poi ossessiva da far paura. Mi spiava, veniva a trovarmi al lavoro ed era così imbarazzante vederlo osservare i miei colleghi, immaginare il mio tradimento. Aveva perfino installato delle telecamere in casa e guardava ciò che non c’era da guardare. Ero disperata, cominciava a bere e sragionava ogni giorno di più, mi minacciava, mi ingiuriava, trasformandosi in un mostro. Non potevo crederci, nessuno poteva permettersi di rivolgermi uno sguardo al ristorante o mentre passeggiavamo. Il risultato erano schiaffi e urla. Non me la sentivo di continuare così, volevo andarmene e quando glielo dissi, cominciò a scorrere sangue e la mia vita finì inutilmente, mi sentii sola, avrei dovuto chiedere aiuto, ma di tempo non ne avevo più.
Viola
Eravamo insieme a casa sua, tranquilli a parlare. Calma apparente, perché ero molto preoccupata dalla sua forte dipendenza dalla droga, da cui non voleva o non riusciva a uscire. Quante volte lo avevo spronato e pregato di farsi aiutare, da soli è quasi impossibile liberarsene. Ma niente. Poi chiacchierando di altro, da un banale equivoco si è scatenata la collera. Lo guardavo atterrita, inerme. Ha preso un cavo elettrico, lo ha stretto forte al mio collo e ho perso i sensi, mi ha strangolata, avvolta in un lenzuolo. È uscito, ha preso la macchina, si è fermato e impassibile, mi ha buttato giù da un cavalcavia. I miei vent’anni volavano via per sempre.
Margherita
Ero anch’io un fiore profumato di sole, mi hanno spezzato e buttato sulla strada a condurre una vita immonda. Non volevo abituarmi, ma ogni sera minacciata brutalmente dovevo prostituirmi. Finché una notte fredda e senza luna, ha visto il mio corpo accoltellato giacere a terra e poi celato tra i cespugli. Un coltellaccio piantato nella schiena e il respiro mi ha lasciato per sempre.