Volf Chitis, Volia per gli amici, napoletano classe 1933. Ha seguito gli interessi della sua società di costruzioni, la Fondedile, una delle prime aziende napoletane, in quegli anni, conosciuta a livello internazionale. Ne è diventato presidente e amministratore delegato.Tra i successi, in Italia, il consolidamento di Ponte Vecchio a Firenze, della Torre di Pisa, del Campanile di Burano, del Palazzaccio e delle Piscine del Foro Italico a Roma. Nel mondo, i sottopassi veicolari sulla Senna, il Minareto di Mosul, le strade Statali di Los Angeles, la diga di Kerkini in Macedonia, i consolidamenti delle acciaierie di Bochun in Germania. E’ stato presidente dell’Acen, l’Associazione Costruttori edili di Napoli.
Ama il mare, ha navigato a lungo sul veliero Mariette. Ama la musica, ha dato vita alla The Good Life Band. Appassionato di sport, è stato presidente del Tennis Club Napoli. I suoi migliori amici, fra i quali Peppino di Capri, Adriano Panatta, Paolo Villaggio, Aurelio De Laurentiis, fanno parte del suo personalissimo Club dei Sognatori.
Ha recentemente pubblicato un libro da titolo: “Nato sotto una buona stella”, uno speciale diario scritto a quattro mani con il giornalista Marco Lo Basso.
Che cosa l’ha convinta a rimanere a Napoli nonostante il suo lavoro si svolgesse anche in campo internazionale?
“Già negli anni Ottanta ho trasferito tutte le mie imprese a Roma e, da dieci anni, con i miei figli ed i nipoti, lavoriamo a Napoli. Ormai si tratta di imprese ridimensionate poiché, all’epoca, avevamo chi ci rappresentava a Roma e quindi i finanziamenti arrivavano al Sud. Oggi siamo rimasti senza rappresentanza, nonostante le promesse dei vari governi che si sono alternati. Negli ultimi venticinque anni lo Stato ha speso veramente poco per le opere pubbliche nel Sud. Si sono fatti grandi appalti nel campo delle costruzioni e centinaia di imprese italiane, non solo della Campania, non possono più partecipare alle gare, infatti, con le nuove leggi sono venuti a mancare i requisiti. Prima si teneva conto del fatturato degli ultimi dieci anni mentre, in seguito, si sono considerati solo i lavori eseguiti negli ultimi cinque anni. Questo è un fatto perverso. In pratica tantissime aziende sono state fatte fuori dal mercato dei grandi appalti e devono cercare, consorziandosi con altre imprese, di partecipare a qualche gara. A questo si aggiunge il comportamento delle banche che leggendo i bilanci delle varie società non concedono fidi e, per di più, richiedono il rientro dei finanziamenti precedenti. Con questo sistema sono rimaste in Italia solo quattro, cinque imprese che possono ancora partecipare ad appalti importanti. Di queste, nessuna è del Sud”.
Su che cosa, quindi, può basarsi l’economia meridionale?
“Certamente sul turismo. Lo stiamo notando nonostante il territorio sia trattato in modo vergognoso. Ci vorrebbe una ripresa delle opere pubbliche, come faceva un tempo la vituperata Cassa del Mezzogiorno. Le famose “cattedrali nel deserto” sono nate per l’ingerenza dei partiti politici nei vari Consigli di Amministrazione della Cassa. Lo Stato è risultato perdente nei vari arbitrati per incapacità dei propri funzionari, con grandissimo danno economico”.
Ma torniamo a Napoli, quali aggettivi userebbe per descrivere la sua città?
“Bellissima, fantasiosa e grandissima per l’ispirazione che ha dato e continua a dare in tutti i campi della vita quotidiana”.
Che cosa pensa del continuo confronto fra il Sud ed il Nord Italia?
“La Campania, come tante regioni del Sud, non darà mai le possibilità di emergere che si hanno al Nord. Noi siamo diversi, ma migliori, nonostante le difficoltà, abbiamo subito nei secoli una selezione naturale”.
Quale tipo d’amore nutre per Napoli?
“Per il lavoro che ho svolto alacremente per tutta la vita si ha bisogno di sognare e progettare cose diverse. Non è affatto detto che il cemento imbruttisca le città, anzi… Una città come Napoli che ha un entroterra lontano dal mare, merita dei progetti, non del tipo “mani sulla città”, ma merita di far vivere meglio tanta povera gente. Questo è stato sempre il mio sogno incompiuto. Il mio è un amore immenso, nonostante tutto”.
E ora una digressione: uno dei suoi amici più cari è Aurelio De Laurentis, “il più illuminato fra tutti i sognatori” dell’omonimo clan da lei fondato, e che ha seguito tutte le partite con il presidente del Napoli Calcio, cosa pensa del fenomeno Maradona?
“Chi ha vissuto e ha visto giocare Maradona ha avuto fortuna. Io credo che sia difficile che nascano ancora artisti di quel livello. A quelli che non l’hanno visto giocare io dico quello che hanno scritto i napoletani su uno striscione, riferendosi ai morti: “che ve site perso!”
Anna Maria Liberatore