E’ un prezioso regalo “Voyage au Molise” (edizioni Nous Via), la traduzione di Jean-Pierre Pisetta, cattedratico e intellettuale belga, del volume “Viaggio nel Molise” di Francesco Jovine, per chi ama e apprezza gli scritti di un autore del Novecento da non dimenticare, nato a Guardialfiera nel 1902 e morto a Roma nel 1950.
Jovine, cantore della sua terra, in “Signora Ava”, “Le terre del Sacramento” e in ogni suo lavoro, profuse impegno morale, sociale, consapevolezza della complessità storica. Nel 1941 uscivano nella terza pagina de “Il Giornale d’Italia”, articoli di grande interesse culturale, pubblicati postumi in Viaggio nel Molise dalla Casa molisana del libro di Campobasso nel 1967. Un reportage sul Molise, completo, entusiasmante, iniziato dal trenino della stazione ferroviaria di Caianello e proseguito per ogni dove, senza nulla trascurare: una geografia del territorio e dei sentimenti, un ritratto storico e umano.

Annotazioni che percorrono la sua terra, vanno di borgo in borgo, affrontano le problematiche umane e sociali delle genti che la abitano, i loro usi e costumi, documenti straordinari, analisi e riflessioni, che permettono al lettore di attraversare il Molise, conoscerlo insieme all’autore: “Una regione isolata, dalla natura aspra, con un’economia che ha ignorato la rivoluzione industriale: accanto ad una povera agricoltura cerealicola v’è, praticato con amorevole sapienza, il solo artigianato, le attività tipiche cioè di un’economia arcaica”.
Per questa dolente regione, non solo povertà, solitudine, isolamento, ma una grande ricchezza di storia, arte, artigianato, archeologia, di tradizioni, valori, costumi, usanze, uno scenario singolare della natura. E Jovine di tutto ciò, ne dà ampia testimonianza.
Viaggia in treno l’autore: “Casacalenda è a mezza strada tra Campobasso e Termoli e le due coppie quotidiane di treni si incrociano qui, stanno due minuti a guardarsi, poi due colpi di stantuffo, uno sbuffo, un fischio e le due gallerie a destra e a sinistra inghiottono le locomotive”, si legge. E ancora: “Io so dove cercare il treno che deve portarmi ad Isernia; è un treno che vive appartato, solitario… è un treno tozzo; … tre o quattro carrozze al massimo. La macchina ansima a profondi respiri di allenamento e guarda ai limiti dell’orizzonte le cime del Matese e delle Mainarde incoronate di nuvole”.
Il viaggio sul trenino lo porterà anche ad Agnone, dove ascolta la voce delle campane, “inconfondibile, calda, generosa”, squilli che per lui vendicano la solitudine del Molise.

Rileggere, ritrovare il grande narratore, maestro di giornalismo, significa anche riscoprire la sua amata e sofferta terra, non priva di pulsioni e aspettative. Una regione che a Jovine mostrava anima e corpo, che lui conosceva palmo a palmo nel fluire dei secoli, della storia e del pensiero, e che merita attenzione. E Jean-Pierre Pisetta appassionato della sua scrittura e del Molise, che ha visitato con entusiasmo, ha saputo aggiungere un ulteriore impeto e una sollecitazione particolare con “Voyage au Molise”, per ripercorrere anche altrove, oltre confine, un itinerario emozionale da non perdere.