Tre anni di lavoro, un cast cucito su misura dei personaggi ed echi d’attualità inseriti anche in corso d’opera a causa della pandemia: Yaya e Lennie, il nuovo film di Alessandro Rak, figlio della piccola grande factory d’animazione tutta partenopea che è la Mad Entertainment, finalmente arriva in sala dal 4 al 7 novembre 2021 in tutta Italia.
Una nuova scommessa vinta dopo “L’Arte della Felicità” e “Gatta Cenerentola”, che parla d’ambiente, ecologia e scontro tra tecnologia e stato di natura, per citare Rousseau. La voce narrante di Lina Sastri accompagna lo spettatore in questo viaggio futuristico nella jungla che custodisce (forse?) le rovine dell’antica metropoli partenopea, riconoscibile dalle tracce del suo inconfondibile centro storico (Santa Chiara ad esempio), e dalla ripresa aerea finale che allarga il campo sul golfo di Napoli, per ritornare poi tra le stelle e le galassie mostrate a inizio film.
I protagonisti di questa storia sono Yaya e Lennie, una ragazzina vivace e il suo amico gigante buono Lennie, un ragazzone affetto da ritardo mentale ma allo stesso tempo pieno d’amore nei suoi occhi teneri, ingenuo e innocente come pochi ormai in quel mondo distopico. Due spiriti liberi figli della foresta che ormai ricopre il pianeta, e non è un caso che il sottotitolo del film sia “The walking liberty”, la libertà in cammino, in marcia.
Reduci dal successo della Cenerentola del Basile trasposta sul grande schermo nel 2017, anche stavolta si punta al mercato internazionale, con un passaggio già effettuato al Festival di Locarno, una masterclass recente al Lucca Comics e la partecipazione prossima alla kermesse tutta dedicata all’animazione di Annecy in Francia, dove la “Gatta” napoletana si fece già notare a suo tempo.
La ricerca della mitica terra della Musica da parte di Yaya e Lennie (e la colonna sonora è una vera e propria contaminazione di folk, tarantella, tonalità africane e musica classica come la Pastorale di Beethoven) spingerà la coppia di amici alle soglie dell’Istituzione, una nuova forma di governo cui cerca di sottrarsi con ogni mezzo la Resistenza arborea, pronta anche alla Rivoluzione in salsa “latinoamericana” (notevole il personaggio cui dà voce ed enfasi Francesco Pannofino, attore e noto doppiatore storico di George Clooney, tra i tanti).
Nella narrazione compaiono spesso mascherine e cartelli che invitano alla disinfezione delle mani, interpretando non solo il canovaccio post-apocalittico del film, ma anche i tempi che stiamo vivendo, quelli del covid-19 che ha rallentato non poco la lavorazione del film in smart working nei mesi del lockdown 2020.
A completare il cast al doppiaggio ci pensano, tra i tanti, Massimiliano Gallo e Tommaso Ragno; l’esordiente Fabiola Balestriere nei panni di Yaya, letteralmente “cresciuta” durante le riprese (era 16enne al primo provino); Fabrizio Botta nel ruolo del giovane Andrè (un sostenitore del “bene” intravisto nell’Istituzione); e i due attori dei “The Jackal” Fabio Balsamo e Ciro Priello. Quest’ultimo ha dovuto impostare e rimodulare voce, timbro e tonalità per quella montagna in movimento che è Lennie, l’omone dal cuore d’oro inseparabile da Yaya anche quando è mortalmente ferito e convalescente.