Addio a Marcello Colasurdo

Maresa Galli

 

“Adesso alzate le vostre tammorre nell’alto dei cieli e suonate per me!

Io da lì continuerò a suonare per voi nei cerchi della terra e dei Campi Elisi.

Grazie a tutti per l’amore che mi avete dato!”.

 

Il suo grande cuore non ce l’ha fatta: Marcello Colasurdo, il poeta della tammorra e della canzone popolare vesuviana, voce storica dei Zezi di Pomigliano d’Arco, è venuto a mancare. Da tempo malato di diabete, dopo un calvario di interventi chirurgici e la cecità, ha potuto finalmente usufruire della legge Bacchelli grazie ad una delibera dell’amministrazione comunale di Pomigliano d’Arco.

Nato a Campobasso nel 1955, dall’età di dieci anni ha vissuto a Pomigliano. Per anni ha lavorato presso l’ex Alfasud. Nel 1974 è stato tra i fondatori del Gruppo Operaio ‘E Zezi di Pomigliano, che diffondeva la musica popolare del territorio, con suoni che rappresentavano il rapporto tra la fabbrica e la campagna.

A Pomigliano – affermava – abbiamo convissuto col canto del gallo e il suono della sirena”. Tanti hanno partecipato coinvolti dalla sua energia esplosiva, alla “Juta” di Montevergine, festa devozionale con il gran finale della “Tammurriata a Mamma Schiavona”. “Masculill’ e femminell’, annanz’ all’uocchie tuoie simm tutt’ figlie belle”, recita una strofa della tammurriata dedicata alla Madonna, dove il cantore diviene una sorta di sacerdote laico, sciamanico. Maestro per tanti, aveva all’attivo tante collaborazioni, con la Nuova Compagnia di Canto Popolare, gli Almamegretta, i 99 Posse, i Bisca, l’Orchestra Popolare Campana e Daniele Sepe, Modena City Ramblers, Enrico Capuano, Franco Ricciardi.

Marcello Colasurdo (foto archivio)

Indimenticabile il concerto del 7 luglio 2004 di Peter Gabriel all’Arena Flegrea di Napoli, con Gabriel che chiamò sul palco Colasurdo e gli Spaccanapoli – una world music senza confini. E per l’ex Genesis, Colasurdo registrò il cd “Lost Souls – Aneme Perze”, per l’etichetta discografica “Real World”.

L’artista era stato anche attore di cinema per registi come Fellini, e di teatro, lavorando per Antonio Capuano e Mario Martone. Il regista Salvatore Piscicelli gli dedicò, nel 1978, il documentario “La canzone di Marcello”, dopo averlo diretto nel film “Immacolata e Concetta”.

La collaborazione più intensa Colasurdo l’ha avuta con le Nacchere Rosse, band di Pomigliano, nata nel 1975 all’interno dell’Alfa Romeo. Il fondatore era Sciascià, Salvatore Alfuso, che con il suo collettivo di lavoratori, studenti e disoccupati, cantava il duro lavoro, le ingiustizie, la speranza del cambiamento. La loro canzone-manifesto era “’A Flobert”, ribattezzata “le morti bianche”, composta da Sciascià quando militava negli ‘E Zezi.

Sciascià strinse un forte rapporto con Dario Fo. Lo ricorda, nel trentennale della nascita della band, un memorabile concerto al Teatro Augusteo di Napoli, nel maggio 2005, con Dario Fo, le Nacchere Rosse, Enzo Gragnaniello, Tony Cercola, Marcello Colasurdo, Sasà Mendoza, Nello Daniele.

Colasurdo, cantore delle lotte popolari, musicista, attore, si è battuto con la forza di un leone per i diritti dei lavoratori e dei più deboli. E di recente, dopo tanti episodi di violenza giovanile, ha raccontato che per ripartire e formare i giovani si deve guardare alla comunità, ricostruirne il senso, ritrovare la memoria storica.

“È sempre meglio ‘na tammurriata ca ‘na guerra”, ripeteva Colasurdo nei suoi concerti: ricordiamolo così, con la sua militanza politica e artistica, con la sua sete di giustizia, l’amore per le radici e l’aggregazione sana.

(La foto di copertina è di Gilda Valenza)

 

 

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