Alien vs Sigourney – parte seconda

Alberto Tuzzi

Alien – La clonazione, ultimo capitolo della saga con R. (Sigourney Weaver) protagonista, è affidato al francese Jeunet, che pone l’attenzione sui temi della bioetica ed esalta visivamente, in modo ossessivo, la concretezza del materiale organico (liquidi, tessuti e sangue), pressocchè onnipresente nel film.

IL PERSONAGGIO RIPLEY

Nel ciclo di Alien si ribalta la tradizione maschile del genere azione/fantascienza/horror. La protagonista è una donna, non più una fragile e tremante eroina che ha bisogno di essere salvata ma un personaggio che sa difendersi da sola, ma capace di provare tenerezza materna per il gatto Jones, l’unico animale domestico a bordo e per la piccola Newt (interpretata da Carrie Henn), la bambina unica sopravvissuta di una colonia umana sterminata dagli alieni.

Con R. si compie uno dei più importanti passaggi di genere nella storia del cinema, con lo scambio di narrazione, dal classico eroe d’azione maschile standard a un’eroina.

In un panorama cinematografico affollato di eroi muscolosi, R. è un personaggio davvero unico. È una figura femminile completamente autonoma, le cui esistenza e le cui azioni non sono definite dagli uomini che la circondano o dalla sua relazione con gli stessi.

Sigourney Weaver in una sequenza di “Alien – La clonazione”

Prima della comparsa di R., sugli schermi, thriller e horror hanno una consueta distribuzione dei ruoli narrativi in base ai generi. La donna è quasi sempre una figura passiva, la vittima. Mentre l’uomo è l’eroe che la difende, la salva o la vendica, sconfiggendo il mostro o l’assassino.

Con R. questo assetto si modifica profondamente. L’eroe non è più un uomo ma una donna, inizialmente obiettivo del mostro, come tutte gli altri personaggi. Ma è l’unica che maggiormente oppone resistenza, sfugge alla morte, distrugge il mostro e salva i superstiti.

L’apparizione di R. nel ‘79 è un importante punto di svolta nella rappresentazione dell’eroismo femminile. In pochi anni, in maniera più o meno consapevole, il suo modello si diffonde in numerosi film, nella narrativa e nei fumetti.

Al contempo, la riproposizione del personaggio nei vari sequel, mantenendo le sue caratteristiche iniziali, presenta delle modifiche che rivelano una costante crescita e maturazione del personaggio.

Non è una versione fantasy o edulcorata della donna. Lei piuttosto è aggressiva, maleducata, suda, soffre di sindrome post-traumatica, non è appariscente, è stanca, intelligente, materna, arrabbiata, empatica e determinata.

Usa con disinvoltura le armi più sofisticate e le attrezzature più avanzate, affronta i mostri in ogni film, sempre un passo avanti rispetto agli altri, salva i superstiti, anche se ciò comporta un prezzo caro per la sua vita.
Ovviamente il personaggio R. è tale soprattutto per l’interpretazione di Sigourney Weaver, una delle migliori e più intelligenti attrici della sua generazione.

SIGOURNEY WEAVER 

Per la sua interpretazione di R., Sigourney Weaver, è la prima attrice protagonista in un film di fantascienza. E con Alien – Scontro finale una delle poche ad esser candidata all’Oscar come migliore attrice protagonista per un film horror e/o fantascientifico.

Weaver “protegge” negli anni il suo personaggio più famoso, piantando i piedi quando necessario. L’attrice impone le proprie scelte alla produzione, agli sceneggiatori ed ai registi, raccogliendo i frutti per un ruolo che si distingue. Non solo come una delle migliori figure femminili nei film di azione e di fantascienza, ma come una delle migliori in assoluto nella storia del cinema.

 

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