La Medea napoletana si vendica su Tik-Tok

Anita B.Monti

S’intitola “Medea ‘e ‘ncoppa ‘e quartiere”, la rivisitazione del classico da parte di Alessandro Balletta. Gina Perna è la protagonista, chiaramente partenopea, ed è diretta da Nicola le Donne, per la rassegna Binario rosa che si conclude a Pietrarsa, nell’anfiteatro del Museo ferroviario.

L’azione è ambientata oggi a Napoli. Medea è una donna disillusa dall’amore, che trova nei social network, e in particolare su TikTok, una valvola di sfogo.

Lo spettacolo nasce dall’esigenza di parlare a un pubblico giovane, usando un classico senza tempo come Medea di Euripide. – spiega il regista – Trasportandolo in un contesto contemporaneo. Il testo, infatti, prende spunto dall’opera antica per essere riadattato ai giorni nostri, mantenendo intatto il messaggio universale del dramma, ma trasformandone i linguaggi, le scene e le ambientazioni”.

IL PLOT 

Medea, è una donna dura e segnata dalla vita, che ha perso fiducia nell’amore e che utilizza i social network per mascherare il suo dolore. Pur non essendo coinvolta direttamente in attività criminali, è circondata da malavitosi e ha compromesso la sua dignità e coscienza per mantenere un amore che, alla fine, si è rivelato fallimentare.

A differenza della Medea classica, che porta a termine la sua vendetta in modo brutale, la nuova Medea utilizza un metodo più sottile, fatto di manipolazione sociale e “inciuci”.

Gina Perna è Medea  

LA REGIA 

Gli elementi classici della tragedia vengono rielaborati in chiave moderna: il prologo si trasforma in un servizio giornalistico, mentre il coro assume il ruolo di evidenziatore dei momenti chiave dello spettacolo. Lo spazio scenico è asettico, quasi atemporale, per permettere al pubblico di proiettare la propria interpretazione del personaggio.

Luci forti e contrastanti aiutano a marcare la divisione tra i due momenti principali della trama: la vita interiore di Medea e la maschera che indossa durante le sue dirette sui social.

Questa Medea napoletana, però, è meno direttamente violenta: anziché uccidere, si avvale della parola e della manipolazione per risolvere il conflitto, riflettendo una modalità di vendetta e ribellione più sottile, ma non meno drammatica. In cui i social media, e sopratutto Tik-Tok,  fungono da palcoscenico per le sue azioni”.

Lo spettacolo invita a riflettere sulla superficialità e sull’illusione di felicità creata dai social  media, e su come questo mondo virtuale possa diventare una maschera dietro la quale nascondere il proprio dolore.

 

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