Metti una notte d’estate. Metti una zattera sulla quale va in scena una vera e propria rassegna teatrale. E un luogo suggestivo come quello delle Terme Stufe di Nerone a Bacoli. Al via perciò la tredicesima edizione del Teatro alla Deriva: evento unico nel suo genere che vede gli artisti esibirsi su una zattera galleggiante, regalando al pubblico un’esperienza teatrale immersa nella natura e lontana dal caos cittadino. Quattro gli appuntamenti: il 30 giugno, il 7, il 14 e il 21 luglio 2024. Ce la racconta il direttore artistico Giovanni Meola.
Teatro alla Deriva: di cosa si tratta?
“Parliamo di una manifestazione unica in Italia, ormai appuntamento fisso del territorio flegreo, l’unicità della rassegna risiede nel far esibire gli artisti su una zattera galleggiante sull’acqua di 6 mt per 4, costruita appositamente e posizionata all’interno del laghetto circolare delle Stufe di Nerone. Grazie allo scenario suggestivo e alla distanza dal caos della città, la zattera ha accolto, finora, un pubblico sempre più curioso per gli spettacoli e per una location in cui la natura contribuisce a far vivere un’esperienza rivitalizzante per il corpo e per la mente. E soprattutto il teatro in estate, evento abbastanza raro”.
Come nacque l’idea?
“Da una produttiva e illuminante chiacchierata con Ernesto Colutta, uno dei proprietari della struttura. Quando abbiamo cominciato, 13 anni fa, era davvero sprovvisto di qualunque tipo di offerta, sia nei mesi invernali che in quelli estivi. E dunque, siamo felicissimi di aver trovato una formula e di aver messo in pratica una intuizione che continua a vivere, grazie alla volontà dei proprietari delle Terme-Stufe di Nerone, la famiglia Colutta, e grazie all’impegno di tutta la mia squadra di lavoro”.
Qual è il filo conduttore dei 4 spettacoli scelti per la rassegna di quest’anno?
“Durante tutti gli anni di mia direzione artistica, finora, ho sempre cercato di trovare un fil rouge, più o meno palese, che legasse tra loro i lavori da me selezionati e proposti. A volte la cosa è stata possibile in maniera più evidente, altre volte meno. Quest’anno è l’ironia. Anche se le 4 proposte sono molto differenti l’una dall’altra, il filo conduttore è sicuramente l’ironia, il ridere di sé stessi”.
Questo anno, tra gli spettacoli, compare anche un omaggio a Monica Vitti.
“La giovane attrice e drammaturga Francesca Fedeli ha lavorato ad una sorta di patchwork, unendo e cucendo tra loro dichiarazioni della grande Monica Vitti, o brani tratti da sue interviste o, ancora, da suoi film. Per comporre un ritratto-omaggio non tanto e non solo alla grandissima artista, ma anche e soprattutto alla grande donna che la Vitti è stata. Un lavoro molto interessante anche grazie alla splendida interpretazione della giovane Martina Carpino. Che incarna senza effetti mimetici ma con grande aderenza una Vitti talvolta spersa appresso ai suoi fantasmi ma allo stesso assai determinata. In questo spettacolo l’autrice le dà voce, destreggiandosi tra l’aspetto pubblico e quello suo interiore, in un andirivieni meta-teatrale nel quale prevale, su tutto, l’istanza che ha guidato l’intera sua carriera, l’intera sua esistenza: la libertà da stereotipi e schemi. Il tutto condito da una sana e ironica follia scenica”.
Progetti futuri?
“Per quanto riguarda il cinema, sono molto soddisfatto del documentario, di cui ho curato scrittura e realizzazione, “La Connessione” trasmesso su Amazon Prime. Poi ci sarà “Articolo 27 comma 3”, che parla di rieducazione del condannato, interamente girato nel carcere di Poggioreale. Inizierà tra qualche mese a girare per i Festival. E ancora 2 progetti, uno incentrato sul racconto della figura di Antonio Bassolino, l’altro su Salvatore Palomba, l’autore dell’intramontabile canzone ‘Carmela’. Poi continuerò a teatro con ‘Tre. Le sorelle Prozorov’, liberamente tratto da ‘Tre sorelle’ di Anton Cechov, l’Amleto e il grande successo di ‘Io so e ho le prove”.