Dopo aver inquietato e terrorizzato gli spettatori di Netflix due anni fa con la miniserie tv su Jeffrey Dahmer, i creatori di Monsters a settembre hanno deciso di esplorare un nuovo terribile caso di cronaca americano, con un grande cast e con la giusta dose di orrore. Lyle ed Erik Menendez, assassini dei loro genitori, sono le due metà della stessa mela marcia che l’albero malato della famiglia tradizionale e ricca negli Stati Uniti sa produrre con talento eccezionale.
MONSTERS, I MENENDEZ SONO I NUOVI MOSTRI
L’omicidio dei Menendez avvenne a fine anni ’80 e il doppio processo ai due ragazzi si protrasse per buona metà degli anni ’90, con una parabola perfettamente simmetrica.
Se all’inizio l’opinione pubblica si dimostrò, anche comprensibilmente, ostile nei confronti di chi avesse compiuto un crimine simile, dovette parzialmente ricredersi dopo la confessione degli abusi fisici, psicologici e persino sessuali cui erano stati sottoposti i due giovani fin dalla tenera età, sotto gli occhi impassibili della madre.
Per poi condannarli definitivamente, come la giuria della corte del secondo processo. In mezzo si era sviluppata una sfiducia nei confronti del sistema giudiziario americano, soprattutto dopo il caso OJ Simpson, e la stupida spavalderia di Lyle Menendez aveva completato l’opera.
Con l’avanzare degli episodi si capisce che i due rampolli Menendez non erano gli unici mostri, o forse non erano nemmeno loro, se si analizza il contesto familiare. Impressionante l’intera puntata del racconto all’avvocatessa degli abusi subiti da Erik: lei di spalle e l’ottimo Cooper Koch in un unico piano sequenza.
JOSE E MARY LOUISE MENENDEZ
Il padre Josè, esule cubano fin dall’adolescenza poi riscattatosi nel lavoro e con un matrimonio di belle speranze, dietro un caratteraccio spigoloso e irascibile (è interpretato da Javier Bardem, una garanzia nel ritrarre personaggi psicopatici sul grande schermo) nascondeva un anima nera.
Si era macchiato di abusi sessuali reiterati sui due figli maschi a fasi alterne, giustificando questa pedofilia con la volontà greco-romana o spartana di forgiare veri uomini in famiglia, di successo nello sport come negli affari, fino al Campidoglio o alla Casa Bianca magari.
Le violenze determinarono nei figli un tale rancore e risentimento, unito all’indifferenza patologica della moglie Mary Louise “Kitty” (persino gelosa dei suoi stessi figli per le attenzioni che ricevevano), da spingerli sull’orlo del peggior delitto in natura: parricidio e matricidio.
UNA PESSIMA REPUTAZIONE
La megalomania di un uomo traviato come Jose Menendez crollava così sotto i colpi dei due fucili acquistati dai figli con un documento falso, al pari dei deliri materni conditi di farmaci e alcol. Una difesa tutta al femminile provò a riabilitare in aula l’immagine devastata dei due eredi, e a scongiurare la sedia elettrica o l’iniezione letale della pena di morte. Se per la seconda si può parlare di un successo, sicuramente non si può dire lo stesso per la loro reputazione, affondata definitivamente dopo l’arringa della pubblica accusa negli episodi finali.
ATTORI SUPERBI
Al netto delle polemiche dopo ogni nuova serie creata da Ryan Murphy, Monsters ha il pregio di regalarci non solo un’eccellente performance dello spagnolo Bardem (che vinse il suo unico Oscar proprio grazie al ruolo di un serial killer), ma di aver riportato Chloe Sevigny in un prodotto di richiamo.
L’indimenticabile interprete di Boys Don’t Cry, American Psycho e Dogville, recentemente vista in Bones and All di Luca Guadagnino, qui offre un’interpretazione da premio con lo sguardo allucinato di una donna completamente dipendente dal suo carnefice, a sua volta complice del disastro familiare.