“Ripley”, la serie tv girata in Italia

Renato Aiello

Fresca vincitrice di un meritatissimo Emmy Award 2024, assegnato alla regia di Steven Zaillian, la serie tv Ripley è disponibile su Netflix dalla scorsa primavera ed è stata interamente girata in Italia, anche con attori italiani, confermandosi un prodotto di assoluta qualità.

L’ADATTAMENTO IN BIANCO E NERO

Adattata anch’essa come il famoso film di Anthony Minghella di fine anni ’90 e inizio anni 2000 dal romanzo di Patricia Highsmith, la miniserie esplora un personaggio ormai entrato nell’immaginario letterario e cinematografico da parecchi decenni, complici la penna della sua autrice e l’ambientazione italiana delle ultime pellicole.

Ripley si svela in un raffinato bianco e nero e ogni inquadratura colpisce subito lo spettatore per la bellezza fotografica e per la composizione elegante. Merito del direttore della fotografia, ovviamente, ma anche del suo regista, già sceneggiatore premio Oscar per Schindler’s List di Steven Spielberg. Un lavoro simile meriterebbe la proiezione in sala per quanto è avvincente e appassionante. Pregevole il commento musicale di Jeff Russo, nonostante l’effetto cartolina e un po’ oleografico, inevitabile coi paesaggi e con gli scorci della nostra penisola.

IL MITO DI RIPLEY

La storia dell’ambiguo Thomas Ripley sul piccolo schermo ha una marcia in più rispetto a un film come il Talento di Mr Ripley.

Senza nulla togliere agli ottimi Jude Law, Gwyneth  Paltrow, Cate Blanchett, Philip Seymour Hoffman e Matt Damon del 1999 (quest’ultimo il più bravo di tutti), in otto episodi la figura di Ripley viene approfondita ad ogni sguardo e in ogni frame attraverso il suo eccellente attore, l’irlandese Andrew Scott, quest’anno visto nel dramma Estranei. Il quale ha imparato anche l’italiano per l’occasione, rivelatosi abbastanza fluente nella versione originale.

IL CAST

Non sono assolutamente da meno nel cast artistico il ricco americano Richard “Dickie” Greenleaf, interpretato dal britannico Johnny Flynn, cui Ripley ruba soldi e identità in giro per il nostro paese, facendosi beffe delle forze dell’ordine e persino di un gatto sulle scale di un vecchio palazzo romano; e la trentenne Dakota Fanning, che recita da quando aveva 6 anni (quest’anno è anche in The Perfect Couple con Nicole Kidman, sempre su Netflix).

La Fanning, grazie anche a una maggiore introspezione psicologica, non fa rimpiangere la Paltrow di fine secolo scorso e inizio millennio e sorprende per la sua bravura, aggiungendo sfumature e lavorando allo stesso tempo di sottrazione nel ritrarre la sua Marge, scrittrice statunitense di libri di viaggio in trasferta nella Costa d’Amalfi.

CARAVAGGIO E LE CITTÀ D’ARTE

Dopo l’isola d’Ischia scelta da Minghella per il suo Ripley al fine di rappresentare la fittizia Mongibello del libro, questa produzione internazionale si è spostata direttamente in Costiera Amalfitana, nel pittoresco paesino di Atrani. Per poi muoversi in direzione di Napoli, della Capitale e di Palermo, fino a Venezia (notevole il Valzer n° 2 di Shostakovic che fa da colonna sonora al passaggio sul Canal Grande), col filo rosso di Caravaggio a legare le città del Centro Sud.

La vita e le opere del maestro italiano del chiaroscuro sembrano ispirare le efferatezze criminali del newyorkese Ripley e aleggia anche qui la presunta omosessualità dell’astuto truffatore di New York, inizialmente atterrato nello Stivale per riportare a casa il giovane rampollo di casa Greenleaf, preda ormai della dolce vita e di un’esistenza pigra e indolente, devota a viaggi in barca, settimane bianche a Cortina e pittura amatoriale.

L’AMBIENTAZIONE E GLI ATTORI ITALIANI DEL NOIR

A fargli compagnia nel Belpaese ci pensano i nostri Margherita Buy e Maurizio Lombardi, il quale non sfigura affatto nei panni dell’irreprensibile ispettore Pietro Ravini, se paragonato a quello di Sergio Rubini nel film di Minghella. Entrambi a a caccia di un assassino sfuggente e mutevole come l’acqua, capace di tutto e pure fortunato quando la polizia viene a fargli visita in più occasioni (attenzione al posacenere di vetro e alla vasca da bagno nelle puntate capitoline). Spazio anche per i caratteristi napoletani Renato Solpietro e Francesca Romana Bergamo che presto vedremo in Parthenope di Paolo Sorrentino.

UN CAMEO DI PRESTIGIO NEL FINALE

Nella tappa lagunare, dopo aver ammirato le meraviglie di Atrani, Roma e Palermo (il Duomo, l’oratorio di San Lorenzo e il chiostro di Santa Caterina spiccano) e di Napoli (con le vecchie stazioni centrale e marittima e i loro sfondi, tutti ricostruiti in computer graphic) sulle note delle canzoni più belle di Mina, questo noir accoglie anche John Malkovich in un piccolo cameo finale: fu anche lui Ripley per la regista italiana Liliana Cavani in un altro capitolo della saga che sembra ritrovare sempre nuova linfa a ogni appuntamento col grande pubblico.

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