Batman: l’uomo supereroe

Redazione

 DALLA NOSTALGIA DEGLI ANNI 60 AGLI INCUBI DI TIM BURTON

 

Rai4 ha riproposto di recente alcuni episodi della serie tv “Batman”. Ispirata al fumetto del disegnatore Bob Kane e dello scrittore Bill Finger, la serie, prodotta dalla 20th Century Fox tra il 1966-1968 (120 episodi) è stata trasmessa nello stesso periodo dalla ABC ed è sempre riproposta, con successo, dalle televisioni di tutto il mondo.

La storia è nota: il miliardario Bruce Wayne (interpretato da Adam West) indossa gli abiti del supereroe mascherato per combattere i malvagi che infestano Gotham City. Al suo fianco il giovane Dick Grayson (interpretato da Burt Ward) nei panni di Robin. Molti attori celebri come Shelley Winters, Vincent Price, Anne Baxter, Cesar Romero, Ida Lupino, Van Johnson appaiono nella serie nei panni dei nemici di Batman.

Dall’assemblaggio di alcuni episodi, nel 1966 è stato tratto anche un film, “Batman” Nella serie i personaggi si esprimono con il linguaggio tipico dei comic-strips, con l’azione sottolineata da espressioni come “bang”, “pow”, in un’atmosfera coloratissima, ironica, diretta ad un pubblico di bambini e adolescenti, con tanta azione e tante scazzottate, ma priva di violenza e di sangue, ben lontana dal mondo tenebroso che caratterizza il fumetto originale.

Celeberrimo il tema musicale di Neal Hefti, che ha avuto decine di cover ed è stata ripresa da Prince nel brano “Batdance”, nella colonna sonora del film “Batman” (1989) di Tim Burton. La serie, in breve tempo diventata oggetto di culto ed ancora seguita da numerosi appassionati, è realizzata in un periodo (la seconda metà degli Anni Sessanta), caratterizzati dal boom dei personaggi della Marvel, antagonista della DC Comics che ha rivoluzionato il mondo dei fumetti, svecchiando la concezione un po’ statica dei supereroi Batman e Superman, dalla ferrea morale che li pone su un gradino superiore rispetto ai comuni mortali, quasi una sorta di divinità… I personaggi della Marvel sono, invece, “supereroi con superproblemi”, anche personali, legati al loro ruolo e alla loro “doppia” identità, che li rendono più umani e più vicini al lettore medio.

Batman la serie

Prima della serie tv, Batman era stato portato al cinema dalla Columbia, che produsse, nel 1945, un serial di 15 episodi con Lewis Wilson (Batman) e Douglas Croft (Robin), impegnati nella lotta contro un’organizzazione segreta filonipponica; nel 1949 seguirà, sempre della Columbia, un’altra serie di 15 episodi, dal titolo “Batman e Robin”, con Robert Lowey (Batman) e John Duncan; entrambe le serie, realizzate con bassissimi budget, seppure ricche di azione e di inseguimenti, non hanno certamente lasciato una traccia significativa nella storia del cinema.

IL FILM

Dopo un lungo periodo di oblio, Batman è riportato in auge dal film omonimo di Tim Burton del 1989, produzione colossale della Warner Bros e campione d’incassi nello stesso anno. (Batman: The Movie), è a tutti gli effetti il primo lungometraggio sull’Uomo Pipistrello. Batman è interpretato da un ottimo Michael Keaton, già protagonista per Burton del divertentissimo “Beetlejuice-Spiritello Porcello” (1988), noto al grande pubblico come attore brillante e qui al suo primo ruolo in un film d’azione. Il Batman di Burton/Keaton è un eroe che non nasconde le sue nevrosi e i suoi limiti fisici, che agisce in una Gotham City post-moderna e notturna, in un’atmosfera cupa e gotica che ricorda “Metropolis”, “Blade Runner” e l’atmosfera surreale di “Brazil”.

Il film è visivamente geniale (gli scenografi Peter Young e Anton Furst ebbero l’Oscar), dal ritmo travolgente, ricco di citazioni e di rimandi cinefili, come spesso avviene nel cinema di Burton. Altri protagonisti sono Jack Nicholson nei panni di Jocker, che in più momenti ruba la scena al pur bravo Keaton, e Kim Basinger all’apice del suo successo, nei panni della giornalista Vickie Vale, che conquista il cuore di Wayne/Batman, eliminando la misoginia del personaggio che lo aveva sempre caratterizzato. Completa l’operazione pop a tutto tondo la strepitosa colonna sonora di Prince (“Batman”, 1989), che nel brano “Batdance” riprende, ideale omaggio a distanza di venti anni, il tema musicale del telefilm: album e singolo raggiungono le vette delle classifiche di vendita.

Il manifesto del film

Il film di Burton, dalle atmosfere ben lontane da quelle dei telefilm, è sicuramente influenzato dal fumetto “Il ritorno del Cavaliere oscuro”, di Frank Miller, uno dei migliori scrittori-disegnatori di fumetti (ricordiamo solo “Sin City”), che nel 1986 rinnovò profondamente per la DC Comics il personaggio, mettendo in luce alcuni aspetti rimossi del personaggio di Kane/Finger e rendendola una figura amara, disillusa, tendenzialmente depressa, che non riesce in alcun modo a liberarsi dalla immane tragedia della sua vita: l’aver visto, da bambino, uccidere i genitori durante una rapina, terribile trauma che lo spinge a dedicare la sua vita alla lotta contro il crimine.

Il giovane Bruce Wayne, per generare paura nei criminali, sceglie di assumere un simbolo della notte: il pipistrello. Ma sarà proprio la sua maschera e il mistero che la avvolge ad attirare, più che respingere, i criminali, i più malvagi, anch’essi figli di quell’oscurità che lo avvolge ed opprime. Joker è anch’egli un essere notturno, con cui ha una relazione di odio-amore, una sorta di doppelganger. A tale proposito, nel film di Burton, è estremamente significativo che cosa dice Batman a Joker, il mostro che ha contribuito a creare, quando scopre che è l’assassino dei suoi genitori: “Io ho fatto te, ma tu prima hai fatto me”.

Il “Batman” di Burton e il “Superman” di Richard Donner (1978) sono stati i primi adattamenti per il grande schermo di storie basate su supereroi dei fumetti, entrati meritatamente nella storia del cinema e, più in generale, della storia della cultura pop, grazie anche alle iconiche interpretazioni di Keaton e dell’indimenticabile Chistopher Reeve (Superman).

Alberto Tuzzi

 

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