Celebri note solidali

Maresa Galli

Circa 1,7 milioni di bambini hanno urgente bisogno di aiuto nelle aree più colpite dal terremoto in Nepal. L’Unicef ha lanciato un appello di 50,35 milioni di dollari per portare assistenza umanitaria ai bambini e alle loro famiglie che devono affrontare il crescente rischio di diffusione delle malattie.

Non poteva rimanere insensibile al dramma del Nepal il Teatro di San Carlo di Napoli, sempre in prima linea per la solidarietà e il sociale. Il Massimo napoletano, con i suoi lavoratori, insieme a Cgil, Cisl, Uil e alle RSA aziendali (Cgil-Cisl – Uil – Fials), ha dedicato cinque repliche di Luisa Miller alle vittime del terribile terremoto, lanciando così un appello agli iscritti delle sigle sindacali Unitarie e al pubblico per una gara di solidarietà. Tutti hanno fatto offerte e donazioni al personale di AGIRE – Agenzia Italiana per la Risposta alle Emergenze e ad Unicef Campania Onlus.

Per la Ong del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia è intervenuta la presidente Margherita Dini Ciacci con il testimonial Mario Porfito. “Il San Carlo – ha affermato la sovrintendente Rosanna Purchia – da sempre impegnato per il sociale, non può dimenticare le popolazioni colpite da un così grave sisma. Non possiamo restare inermi davanti alle immagini di migliaia di bambini senz’acqua ed è per questo che voglio ringraziare l’Unicef, l’agenzia Agire tutti i lavoratori e le sigle sindacali per aver aderito a questa iniziativa. Di fronte ad

Una scena
Una scena

una catastrofe di questa portata abbiamo tutti il dovere di manifestare vicinanza, solidarietà e sostegno ai sopravvissuti di un’enorme tragedia”.

Dopo dieci anni, Luisa Miller di Giuseppe Verdi torna in scena sul palco del Teatro San Carlo di Napoli, dove debuttò nel 1849. Considerata un’opera di transizione tra le opere giovanili e quelle della trilogia popolare, Rigoletto, Il Trovatore e La Traviata, segna il passaggio alla maturità della produzione lirica verdiana ad una più profonda interiorità. Il libretto, denominato “melodramma tragico in tre atti” è di Salvadore Cammarano, ed è tratto dalla tragedia Kabale und Liebe (Intrigo e amore) di Schiller. Se le voci e la direzione di Daniele Rustioni sono state apprezzate da pubblico e critica diversamente è andata per la moderna regia di Andrea De Rosa, che trasporta la vicenda in un non-luogo e in un periodo collocabile forse tra gli anni ’40 e’50 (quando invece è seicentesca), con protagonisti vestiti di nero e pistole al posto di spade. Le scene di Sergio Tramonti, Premio Abbiati per Cavalleria Risticana, sono essenziali, nere, e il senso della fine che incombe sull’opera si legge anche nello sgretolamento continuo di un tetto. Al centro della scena campeggia un letto sul quale cadono di tanto in tanto pietre. Nei tre atti le pareti si stringono intorno al letto. Il vecchio Miller siede davanti a un tavolo, con sopra la foto della madre di Luisa e il conte di Walter siede su un divano in pelle marrone: su un tavolino una bottiglia di whiskey e i bicchieri. Belli ed essenziali i costumi di Alessandro Lai, efficace il disegno di luci di Vincent Longuemare. “Ho sentito questa esigenza – spiega De Rosa – perché lo spettatore entri subito nel cuore del dramma. Allora meglio abiti che si potrebbero usare tutti i giorni, una gestualità contemporanea che non si deve studiare ma che significa approfondimento dei risvolti psicologici. In fondo Luisa Miller è la storia di un femminicidio, una donna del Sud violentata e sopraffatta dal potere, una donna che potrebbe vivere oggi, cinquanta o duecento anni fa”.

Il testo di Schiller mostra il rapporto tra una donna e un potere brutale (il Conte di Walter) che cerca di sottomettere i più deboli (Luisa e il padre) perché l’amore danneggerebbe la scalata al potere. Ecco che la casa di Luisa di restringe fin quasi a soffocarla e i calcinacci si sgretolano. Colpiscono per intensità le scene corali delle donne vestite di nero, in attesa, eterne vinte del Sud, e la madre di Luisa che assiste impotente al dramma della figlia spegnendo nel finale il lume dopo la sua morte (“Pria che questa lampada si spenga, tu starai dinanzi a Dio!”).

Ottimo il lavoro dell’orchestra, diretta energicamente da Daniele Rustioni, che esalta la drammaticità dell’opera, ben interpretando la partitura verdiana. Buono il lavoro del coro diretto da Marco Faelli. Apprezzati gli interpreti, in primis Vitaliy Bilyy per il suo Miller, Elena Mosuc – Olga Mykytenko (che ha sostituito Julianna Di Giacomo) nel ruolo di Luisa, Luciano Ganci (Rodolfo), Martina Belli (Federica) e Michela Antenucci (Laura).

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