CONSUETO GRANDE POLI

Maresa Galli

Due grandi si incontrano e la letteratura diviene sublime pagina di teatro. Anna Maria Ortese, con alcuni suoi magistrali racconti, offre visioni di sogno e malinconici amarcord che vanno dagli anni ’30 ai ’70, messi in scena da Paolo Poli al teatro Bellini di Napoli. Il mare, un altro grande spettacolo, dopo i “Sillabari” di Goffredo Parise, per raccontare l’Italia del dopoguerra, con la scrittrice de “Il mare non bagna Napoli”, una delle più importanti figure della letteratura del XX secolo.

Nel viaggio compiuto attraverso le passioni umane, sogni d’amore che sfumano all’alba, l’infanzia infelice ma ricca di attese, l’adolescenza irrequieta, il canzonere è fondamentale filo conduttore della premiata ditta, come ama definirla Poli, “Sorrisi e Veleni”: con lui in scena Mauro Barbiero, Fabrizio Casagrande, Alberto Gamberini, Giovanni Siniscalco. Le immaginifiche, colte scene ispirate dalla pittura del ‘900 (un fondale è deliziosamente dechirichiano) sono di Emanuele Luzzati, gli sfavillanti costumi di Santuzza Calì. Tutto contribuisce a creare un’atmosfera insieme allegra e triste, di bambini che non si è più, di adulti che accettano con saggezza i cambiamenti ineluttabili della vita, di donne fiere che si raccontano preservando intatta la sensibilità di fanciulle.

Il grande Poli, sempre straordinario con i suoi ottantun anni, trasporta in paesaggi, epoche, atmosfere diverse con “Frou Frou”, “Siamo sette vedove”, “La sagra di Ciarabub”, “Quartiere”, “Rosabella del Molise”, “Storiella insicura”, “I canarini delle canarie” e “Mr Churcill”. Il suo canzoniere, a cura di Jaqueline Perrotin, spazia da canzonette del ventennio a intramontabili classici, da “Sanzionami questo” a “Besame mucho”, da “Si fa ma non si dice” a “Taraboo”, da “La mer” a “Que reste-t-il de nos amours” di Charles Trenet a “Come prima” e “Mambo italiano” – successi italiani ed internazionali per raccontare affreschi di vita familiare, eventi storici epocali, con la leggerezza e l’ironia del verso. Il vulcanico Poli chiude lo spettacolo con i versi impertinenti di Olindo Guerrini, il poeta e scrittore romagnolo anche noto con gli pseudonimi di Lorenzo Stecchetti, Argia Sbolenfi, Marco Balossardi, Pulinera e altri ancora, su “Il sigaro toscano” e Virgilio bucolico, irriverente, sbeffeggiatore, uomo colto che sapeva sorridere dei vizi e delle umane virtù. Uno spettacolo intenso, dotto, uno spaccato di vita gioioso e malinconico, ricco di sfumature, come sono la scrittura della Ortese e gli spettacoli dell’irraggiungibile signore del teatro italiano.

 

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