La donna senza nome

Redazione

Una scena
Una scena

Giuseppe Rocca, scrittore, docente, giornalista, regista riscopre August Strindberg. In particolare sceglie La più forte, per affrontare il tema psicoanalitico. Questo testo è datato 1889, sei anni prima della nascita della teoria freudiana, perciò proprio da qui il regista, ritornato dopo anni a Napoli, parte per portarlo in scena al teatro Elicantropo (dal 23 al 26 aprile).

“Lo spettatore potrà facilmente valutare quanto siano state acute le antenne del drammaturgo a captare, con buon anticipo, la nuova temperatura psicologica, che poi si sarebbe chiamata freudiana. – commenta – La temperatura è magmatica e tanto incandescente, da ustionarsi al solo guardare dentro questo impietoso e, al tempo stesso, pietosissimo ed intimo ritratto di donna. Fru X skådespelerska (Signora X, attrice): così è chiamata nel testo svedese.  

L’autore sceglie, già da subito, cosa si può dire e cosa non si può dire di un’esistenza o di una coscienza dolorosa.

Il nome è già una definizione, una comprensione (e un’autocomprensione) e, dunque, una sorta di pacificato compimento di un destino. Questa donna non ha nome e, forse, nemmeno un volto. Di questa persona si può dire solo quello che la parola significava alla sua origine: una vita rappresentata e, forse, non vera o molto problematicamente vera. Una maschera”.

Nei panni della protagonista c’è Giusi Saija, che si muove sulle scene di Bruno Buonincontri. I costumi sono di Federica Vietti, il suono di Antonino Garufi.

 

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