La terraferma: un paese straniero

Redazione

Una scena (foto di Giuseppe Di Stefano)
Una scena
(foto di Giuseppe Di Stefano)

Ritorna a Napoli Acquasanta – Trilogia degli occhiali di Emma Dante, con Carmine Maringola, in scena il 12 e 13 dicembre al Nest di Napoli, il primo dei tre spettacoli del progetto della regista palermitana sui temi della marginalità: povertà, vecchiaia,  malattia. Tutti i personaggi inforcano gli occhiali. “Sono mezzi cecati. Malinconici e alienati”.

Un uomo si ancora sul palcoscenico, a prua di una nave immaginaria. Sta. Esperto nel manovrare gli ingranaggi che muovono la simulazione della nave, ‘o Spicchiato si salva dalla finta burrasca che mette in scena per rievocare i ricordi della sua vita di mozzo. È imbarcato dall’età di quindici anni e da allora non scende dalla nave. Non crede alla terraferma, per lui è ‘n’illusione. Sopra la sua testa pende il tempo del ricordo: una trentina di contaminati ticchettìano inesorabili. Poi suonano e tutto tace. Il mare smette di respirare e ‘o Spicchiato rivive l’abbandono. Un giorno la nave salpa senza di lui, lasciandolo solo e povero sul molo di un paese straniero: la terraferma. Proprio lui che senza la nave si sente perso, lui che ha votato la sua vita alla navigazione, lui che giorno e notte ha bisogno di parlare con il suo unico grande amore: il mare. Le voci della ciurma, del capitano, gli rimbombano nella testa e ‘o Spicchiato, cantastorie, tira i fili dei suoi pupi. Ma nell’attesa del ritorno della nave, il mozzo, a prua, diventa di legno come polena di un vecchio galeone.

Una scena (foto di Giuseppe Di Stefano)
Una scena
(foto di Giuseppe Di Stefano)

 

 

“Aggio visto a barriera corallina… e ‘u sole dirimpetto alla luna ca si lanciavano i raggi, li annodavano e li facevano scennere dintra ‘o mare… aggio visto ‘o mare ca pigliava colore… e un pesce spada ca teneva due spade… e ‘na medusa gigantesca ca s’arravugliava nei raggi d’o sole e d’a luna…. e ‘o pesce palla ca dintra d’isso teneva futuro e passato… aggio visto il polipo arlecchino coi tentacoli ‘i tutti ‘i colori e i pisci tropicali ca ci ballavano sopra e sotto… e il Cristo di Rio, aggio visto, ca si tuffava dal Corcovado, a petto ‘i palomma…. aggio visto l’atro lato d’o munnu…. ‘o Giappone… a ro steveno ‘i pisci cu l’occhi a mandorla…. e un galeone di tre secoli fa…. chino ‘i gente che ballava… e che cantava i canzoni ‘i n’a vota… e n’iceberg…. enorme… ca si scioglieva in lacrime di cristallo….dintra all’abisso d’o mare….”.

 

 

 

Notizie Teatrali © All rights reserved

Powered by Fancy Web