Macbeth visionario

Angela Matassa

Una scena (foto di Fabio Donato)
Una scena
(foto di Fabio Donato)

Privilegia l’aspetto psicoanalitico e surreale Luca De Fusco per il suo Macbeth, anteprima del Napoli Teatro Festival Italia il 19 e 20 giugno, al Teatro Mercadante di Napoli, del quale inaugurerà la prossima stagione.

In prosecuzione con i precedenti Antonio e Cleopatra e Orestea, la messinscena ha una mano più leggera, con un intento di discontinuità. Contaminando comunque i linguaggi, il regista usa le coreografie (ancora una volta dell’israeliana Noa Wertheim e le danzatrici della Compagnia Korper di Napoli), la video arte di Alessandro Papa, le musiche “minimali” di Ran Bagno, una scena meno mastodontica, composta da vari elementi, sulla quale troneggia un letto matrimoniale, luci, video che portano in primo piano i volti e i corpi dei protagonisti.

Un grande specchio riflette scene dal vivo, mentre incubi e fantasmi sono vere e proprie proiezioni della mente, in linea con la visionarietà del testo. Vi compaiono le streghe con la loro funesta predizione, il pugnale che volteggia nell’aria, gli alberi che camminano, il sonnambulismo della Lady.

Puntando sul visionario e sull’onirico, pensando a Freud e alla sua interpretazione della coppia: “quasi una sola persona che diventano due”, Luca De Fusco pare ambientare lo spettacolo “nella testa di Macbeth”.

Non il potere, come solitamente si è inteso, ma il male è il tema portante della tragedia di Shakespeare, con una Lady insistente e tenace, che stuzzica e spinge il consorte a portare avanti il progetto sanguinario di cui si macchieranno mani e anima. Due coniugi governati dalla paura “e un Macbet grande sciocco” per Luca Lazzareschi, perché gestito da altri, perché non c’è una logica nel suo compiere il male”.

Il cast è composto in gran parte dagli attori cari a De Fusco (con uso di microfono!), innanzitutto dalla coppia Luca Lazzareschi/Gaia Aprea, con loro Claudio Di Palma, Paolo Cresta, Fabio Cocifoglia, la voce di Angela Pagano e un ricco gruppo d’interpreti.

Un’interpretazione tutta personale, molto spettacolare, che si svolge quasi a scene singole, portate alla ribalta di volta in volta dai giochi di luce.

Cattiveria e sogno, una vicenda sporca di sangue, una tragedia tanto celebrata del più grande macellaio della drammaturgia di tutti i tempi. A quattrocento anni dalla morte.

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