Modernità delle Troiane

Maresa Galli

Una scena

Guerre di ieri e guerre di oggi, conseguenze dell’imperialismo e dei regni costruiti sul sangue, oggi, secondo il regista Valery Fokin, più spietati e cinici di un tempo. Troiane trascinate a forza al tavolo dei vinti – sono gli Achei, tronfi e violenti vincitori, i moderni padroni seduti al tavolo di inesistenti negoziati, o al tavolo di una conferenza stampa di regime o ad un banchetto per festeggiare la vittoria. I nuovi dominatori vestono divise da nazisti e infliggono ogni tipo di violenza alle sconfitte, in primis ad Ecuba, fiera, stupenda Angela Pagano, già strepitosa interprete dell’ “Orestea” di Eschilo diretta da Luca De Fusco. Di spalle al banchetto, elmi, armi, un maxischermo che proietta primi piani dei protagonisti come in un film.

Il classico di Euripide, per la regia di Valery Fokin e Nikolay Roshin, prodotto dal Napoli Teatro Festival, dallo Stabile Teatro Nazionale di Napoli, in collaborazione con l’Alexandrinsky di San Pietroburgo, è stato rappresentato lo scorso anno al Parco archeologico Pausilypon. Oggi va in scena, riveduto e più breve, al Teatro Mercadante di Napoli, riallestito da Rosario Sparno. Le scene e i costumi sono di Nicolay Roshchin, Andrei Kalinin, le luci di Gigi Saccomandi, le intense musiche di Ivan Volkov. Il cast è composto da Angela Pagano, Giovanna Di Rauso (Andromaca), Leando Amato (Taltibio), Antonio Marfella (Menelao), Cinzia Cordella (Corifea), Autilia Ranieri (Cassandra), Federica Sandrini (Elena), Serena Marziale e Francesca Muoio (Troiane) e dagli allievi della scuola del Teatro Stabile di Napoli.

Angela Pagano/Ecuba

La storia delle Troiane di Euripide è background e passato/presente dilaniante di guerre eterne che distruggono i vinti e annientano l’umanità dei vincitori. Tutti personaggi, “rotti e temprati dalla guerra – spiega Fokin – uomini e donne incapaci di percepire la realtà, si aggrappano in modo maniacale alla vita normale, cadendo in uno stato che li distrugge e li svuota interiormente per sempre”. Dopo la caduta di Troia, vengono assegnate come schiave ai vincitori: Cassandra ad Agamennone, Andromaca a Neottolemo, Ecuba ad Odisseo. Gli spietati vincitori/carnefici sono grandi eroi della mitologia greca, oggi torturatori e assassini, capaci di uccidere donne e bambini, come il piccolo Astianatte, temendo che un giorno avrebbe risollevato Troia. Le troiane, sconfitte, possiedono ancora la loro dignità. Ed Ecuba, che attende di essere condotta via, afferma: “suvvia, corriamo al rogo; la cosa più bella per me è morire qui con la mia patria che brucia”. Gli dei, sempre invocati, sono sordi alle umane sofferenze. Un boato finale, il colpo di pistola alla nuca delle eroiche, fiere donne. Non vi è uno stravolgimento del mito, una forzatura moderna della tragedia, poiché la rilettura mostra ancora una volta la modernità del mito, la stupidità e la crudeltà degli uomini che non fanno tesoro del passato.

 

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