Moderno figlicidio

Redazione

Ha dedicato all’amore la stagione in corso del suo teatro Il Primo di Napoli Arnolfo Petri, declinandolo in tutte le sue possibilità. Adesso si tratta di amore negato. Ed è un aspetto che l’attore-autore-regista affronta

Arnolfo Petri
Arnolfo Petri

personalmente nel suo testo In nome del padre, che interpreta e dirige (14 e 15 dicembre).

Un padre. Un figlio. Un contrasto generazionale. – spiega – Due mondi che si scontrano e non si incontrano. Un continuo ribaltamento di ruoli tra passato e presente, tra “noi eravamo” e “voi non siete”, giungla intricata di incomprensioni ataviche.

Gabriele, stimato professore, dopo aver scoperto casualmente il tradimento di sua moglie, cade in crisi. Scopre le sue fragilità, le sue contraddizioni, ma soprattutto la sua inadeguatezza come padre. Sarà forse questo a spingerlo a cercare suo figlio, da sempre ignorato. E sarà nel confronto con lui e con la sua rabbia “vuota” che scoprirà i fallimenti di una generazione”. Un “figlicidio” moderno, lo definisce. Pertanto lo spettacolo è consigliato solo ad un pubblico adulto.

 

Il 9 dicembre scorso, alla presenza del direttore del mensile Sipario Mario Mattia Giorgetti, è stato consegnato il Premio Sipario, promosso dalla Fondazione Teatro Carlo Terron, dal mensile Sipario e dal Centro Attori di Milano e dal Portale dello spettacolo ad Arnolfo Petri per “Camurrìa”, vincitore nella sezione “due personaggi”.

 

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