Nevrotika 7-8-9, l’elogio del disagio 

Renato Aiello

Erasmo da Rotterdam in pieno Umanesimo Rinascimento arrivò a tessere le lodi della follia nell’omonimo Elogio, in quanto rivelatrice dell’animo umano e della verità al pari dell’ironia socratica. Non dovrebbe sorprendere se oggi si giungesse a una simile conclusione per la cifra essenziale di quest’epoca figlia di Freud e dei social network: il disagio, la nevrosi.

Fabiana Fazio prova ad elaborare una sintesi della tematica nello spettacolo da lei scritto e diretto, nonché interpretato, che è andato in scena l’8 e il 9 ottobre scorso al Teatro Civico 14 di Caserta, ovvero Nevrotika 7-8-9. Ultimo capitolo di una trilogia dedicata al disagio psichico e alle ossessioni, questa produzione di ETcetera Officine Culturali vede alternarsi sul palco tre ottime attrici: Valeria Frallicciardi, Giulia Musciacco e la stessa Fazio, donne affette da quello che sarebbe definito OCD, acronimo inglese per “disturbo ossessivo compulsivo”. C’è la segretaria maniaca dell’ordine e delle pile di faldoni sulla scrivania, nemica giurata delle penne alla rinfusa e fuori posto nei cassetti; quella fissata con le forme geometriche quadrangolari di strade e marciapiedi, amante del basolato ma in guerra aperta con le antiche pavimentazioni romane musive, o a spina di pesce in laterizio, e coi sampietrini; e dalla geometria alla matematica il passo è breve grazie alle ripetizioni numeriche, foriere di segni e interpretazioni, predilette dall’ultima protagonista. Il trittico stavolta è alle prese con le gioie imminenti della maternità, armato di manuale del parto perfetto e delle migliori intenzioni.

Che siano delle buone o delle cattive madri non è dato sapere, ma è sicura la fierezza, ostentata a più riprese in dolce attesa, delle nevrosi e del disagio di vivere di queste antieroine moderne: dal disturbo dell’adattamento si è passati all’adattamento al disturbo, una convivenza semipacifica con le manie, le fisime e le piccole turbe del fantastico mondo in cui ognuna di loro vive e si è rintanata. Come un virus, il loro disagio si è evoluto, adattato ed è diventato una variante endemica, e dalla nevrosi è scaturito un uso consapevole del potenziale autodistruttivo pronto a esplodere sempre dietro l’angolo. Forse un elogio della nevrosi risulterebbe grottesco, ma un Dignitate sulle orme di Pico Della Mirandola ci può stare, per ricollegarci al tema umanistico citato inizialmente.

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