Pascià: opera in prosa e musica

Anthea Principe

Una scena con Peppe Lanzetta e FedericoSalvatore
Una scena con Peppe Lanzetta e Federico Salvatore

Due nomi noti, due anime veraci, Peppe Lanzetta e Federico Salvatore portano in scena un’opera “in prosa e musica” scritta dello stesso Lanzetta con Gaetano Liguori (che la dirige), Edoardo Guadagno e Rosario Minervini. Al Teatro Totò di Napoli dal 7 al 17 aprile è in cartellone Pascià – ‘A nuttata ancora ha ddapassà, interpretato da Federico Salvatore e Peppe Lanzetta con Enzo Romano, Francesca Marini, Massimo Masiello, Annamaria Toffanelli, Rosario Minervini, Ciro Petrone, Edoardo Guadagno. E ancora:Giusy Freccia, Nunzio Coppola, Marco Palmieri e la partecipazione di Caterina DeSantis, Davide Ferri, Ciccio Merolla Live Rap and percussion e il balletto con nove ballerini.

Musiche di Antonello Cascone (e arrangiamenti), Leonardo Barbareschi, Federico Scene di Tonino Di Ronza, costumi di Maria Grazia Nicotra, coreografie di Ettore Squillace. Disegno luci di Mario Esposito.

Nel dicembre del 1996 incontrai Luca De Filippo che mi disse: Papà non basta più per raccontare questa città. Io ho scelto te! – ricorda Lanzetta, autore di opere dure su Napoli, dallo sguardo attento e romanticamente appassionato – Il testo che piaceva a Luca era ‘Lo scasso’ tratto da ‘Una vita posdatata’, mio libro d’esordio del ’91. Avrei dovuto farne una riduzione teatrale. Ma erano altri anni, c’erano troppi grilli per la testa, forse non ero neppure in grado di capire l’investitura fattami da De Filippo o, forse spaventato, rinunciai.

Oggi con la consapevolezza della maturità, ho cercato di metabolizzare il cambiamento antropologico avvenuto negli ultimi vent’anni, ed ecco così che arriva Pascià, sguardo su una città ferita, devastata dalla crisi, guardata attraverso gli occhi dei giovani, delle loro intemperanze, le loro inquietudini, il loro malessere. Ho inquadrato questi giovani nell’ambito familiare, in un suk di emozioni, aneddoti, malapolitica, eventi, scaramanzie, sogni di supervincite, incontri con la piccola malavita, il desiderio di un futuro, un futuro migliore che però i giovani credono non passi attraverso l’onestà, descrivendo il vivere civile delle due famiglie, Guarracino e Sabatino, protagonisti piccolo piccolo borghesi che cercano di ostentare una appena decente parvenza di dignità. In una delle due famiglie c’è uno zio anziano, Pasquale (al tempo degli americani chiamato Pascià) che ha partecipato alle ‘Quattro Giornate di Napoli’ e quel ricordo gli ha segnato la vita, l’anima e anche la testa, dal momento che racconta a tutti le sue gesta e quelle dei suoi compagni, creando spesso disattenzione e ilarità in chi lo sopporta. Ormai Napoli è cambiata, a nessuno importa più delle ‘Quattro Giornate’, la città e il mondo hanno altre amare giornate con cui fare i conti.

E sarà proprio Pascià, con la sua storia, che s’intersecherà con le vicende del nipote Salvatore, a far diventare epica la narrazione. E ritorna quindi Eduardo De Filippo, invocato ed evocato nel finale allorquando, in seguito a un fatto di sangue, si leva alto il desiderio di non aspettare più che la nottata passi, ma di agire e prendere un futuro onesto tra le mani, per potersi ridisegnare”.

 

Categorie

Ultimi articoli

Social links

Notizie Teatrali © All rights reserved

Powered by Fancy Web