Pedofilia: il mostro è in agguato

Angela Matassa

E’ ancora una volta un ragazzino il protagonista del romanzo di Monica Florio. Michele, ed è certamente un esempio positivo. Scrittrice, nonché giornalista e operatrice culturale, Monica si occupa da tempo di disagio giovanile, d’infanzia negata, discriminazione, omofobia, temi ai quali dedica i suoi libri.

In questo ultimo lavoro, Acque torbide, parla di pedofilia. Lo fa in punta di penna, con leggerezza, com’è nel suo stile, lasciando immaginare più che raccontare nei particolari.

Il protagonista è Michele, un ragazzino molto intelligente e intuitivo, è basso, grassottello e con gli occhiali: a dodici anni è una cosa terribile. Infatti, viene preso di mira dai coetanei che lo chiamano Polpetta, discriminato e offeso per l’aspetto fisico, vittima di bulli e prepotenti. E qui troviamo un primo tema. Ma Michele, nonostante tutto, è forte e può anche fregarsene delle prese in giro dei compagni. Lui è già consapevole di essere una mente più che corpo, poco competitivo e troppo ribelle per stare in un gruppo, dice.

Monica Florio

E va avanti nelle sue giornate con un’attenzione particolare agli eventi familiari e a quelli esterni. Ma Michele ha anche una grande fantasia, immagina situazioni e futuro, e lui stesso avverte che a furia di fantasticare, potrebbe rischiare di smarrire la via. Ma questo non gli succederà. E’ uno che pensa, riflette, organizza e agisce.

Monica ha disegnato un bambino più che maturo, un bambino e un adulto insieme – dice di sé Michele – un ragazzino particolare, abituato a chiedersi perché viviamo e soffriamo. Una persona il cui istinto è come un allarme, se non lo disattivo – riflette – continuerà a suonare all’infinito. Ed è questa la sua arma, il suo istinto, che risolverà la situazione.

Insomma, è il più saggio della famiglia. Infatti, è tanto protettivo che per essere sempre vicino alla sorella maggiore, la segue anche in piscina, pur detestando l’acqua per un trauma vissuto da piccolo.

Le acque per lui sono torbide, ma non solo per quest’aspetto, che tra l’altro lo espone al ridicolo visto che non riesce a imparare a nuotare, ma perché la piscina è il luogo del pericolo per la quindicenne Valentina. Solo lui capisce che Mauro, l’istruttore, ha mire poco lecite su di lei. Comincia così la storia vera e propria, che alterna atmosfera narrativa, con il racconto e la descrizione della casa e della famiglia, e suspence quando comincia a indagare e a minacciare il probabile pedofilo.

Definiti nei caratteri i personaggi, la madre e il padre, superficiali e comuni, della media borghesia; Valentina la sorella tanto amata, ma presa dalla propria bellezza e accecata dall’amore; i due istruttori di nuoto; l’amico del cuore Tobia. Ed ecco un altro tema: l’amicizia, un sentimento che Monica non trascura mai. Un sentimento quasi salvifico nelle sue storie.

Tutto questo è raccontato in un crescendo di situazioni, di dubbi, di ritmo. La pedofilia c’è e s’intuisce nelle rivelazioni di Mauro e nelle considerazioni finali del collega Pino, uomo apparentemente sano, che aprirà un nuovo scenario nell’epilogo del romanzo. E’ dai pensieri di Mauro che si comprendono la sua ossessione per la minorenne e le sue intenzioni. Non è una brava ragazza, mi ha provocato e merita una punizione, dice di Valentina. Giustificazione da maniaco qual è. Quel mostriciattolo mi rovinerà – riflette invece su Michele – anche lui merita una lezione. Quando pensa alla madre di Valentina, Valeria, che rappresenta la sua strategia per raggiungere lo scopo, è convinto di essere sempre lui ad avere la situazione in pugno.

Non affonda il coltello Monica, vivisezionando un atteggiamento pericoloso, nascosto, agghiacciante, ma fa pervenire il lettore a una serie di domande, di interrogativi, necessari a comprendere che i Mostri sono tra noi. Che il pericolo è davvero a due passi e che genitori, insegnanti, operatori, gli adulti, insomma, debbono essere più attenti.

La superficialità dei genitori di Michele e Valentina sono lo specchio della nostra società. Non è facile stare con gli occhi aperti tutti i giorni. Non è facile rinunciare a impegni, divertimenti, distrazioni. La genitorialità è fatta soprattutto di attenzione e ascolto. E di amore, naturalmente. Quando questi requisiti mancano, il pericolo è davvero in agguato. Sappiamo tutti quanto la Rete sia un mezzo tra i più usati, amplifica, ma inganna. Migliora la comunicazione, ma mente. Si nutre delle insicurezze dei più deboli. Spesso l’Orco è proprio là, subdolo e accattivante.

Una volta era la caramella da non accettare da un estraneo o il cagnolino da non seguire, ai nostri giorni è la chat, è la possibilità di trasformarsi in qualcun altro, di nascondersi dietro una foto o un nickname. Fanno così anche gli stupratori di donne e di uomini. Sono i nuovi Orchi, i cattivi, i violentatori. E non sempre giunge l’amico alato, un animale fatato a togliere il protagonista dai guai.

Ma i segnali ci sono, i bambini non mentono mai, avvertono con i silenzi, con gli atteggiamenti, con i cattivi voti, isolandosi.

Perciò questo libro è utile, anzi necessario, come lo sono gli articoli e le denunce, per stimolare ognuno a tenere gli occhi aperti, a essere in allerta ogni giorno, se si hanno bambini e adolescenti da crescere.

La vicenda principale narrata in Acque torbide, cioè il pericolo corso da Valentina a causa di Mauro, si chiude con il lieto fine: non succederà nulla e la ragazza capirà, ma una nuova ombra lascia aperto un interrogativo, come se l’autrice volesse continuare il discorso. Lo farà in un altro libro, come ha già fatto in passato con l’altro giovane protagonista, Tommy?

 

 

 

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