Ruben Rigillo

Angela Matassa

{xtypo_dropcap}I{/xtypo_dropcap}l maestro ce l’ha in casa, Ruben Rigillo, figlio di Mariano. Ma, dopo aver cominciato con lui, si è presto reso indipendente e, in sedici anni di attività, di cose ne ha fatte tante.

“Mi sarebbe piaciuto fare il musicista o il regista. – dice – La recitazione è venuta per caso”.

 Come?

“Mio padre stava preparando la regia di ‘Osteria di campagna’ di Raffaele Viviani e, così, tanto per stimolarmi un po’, mi propose di provare la parte. Quasi per gioco ho debuttato come attore. Era il 19 novembre del 1993”.

Da allora, non hai quasi mai smesso di  lavorare.

“Per fortuna no. Sono stato in compagnia con mio padre fino al ‘98, poi ho avuto altre proposte e ho cominciato con la televisione: il Maresciallo Rocca, Commesse, Anni 50, Compagni di scuola (con Scamarcio e  Laura Chiatti, anche loro alle prime esperienze)”, Un prete tra noi ed altre fiction.

Non ti è mancato neanche il cinema.

“Tra gli altri, c’è stato ‘Besame mucho’ di  Maurizio Ponzi, nel 2003 ho partecipato all’ultimo film di Florestano Vancini ‘E ridendo lo uccise’, poi a ‘L’ultimo Caravaggio’”.

Hai un cognome importante. Ti pesa?

“Assolutamente no. Anzi. Mi fa piacere essere riconosciuto come figlio di un tale padre”.

Però, hai cercato la tua strada.

“Mi sembra giusto. Del resto è andata così anche perché mi hanno cercato per altri lavori, mentre papà continuava con il teatro”.

Ma tu, che cosa preferisci?

“Il teatro è il più magico di tutti. Già le prove rappresentano un momento bellissimo. Poi c’è l’incontro con il regista, che mi piace molto. Lorenzo Salveti, per esempio col quale sto lavorando adesso in ‘I ponti di Madison County’ con Paola Quattrini, lavora molto sulla parola. Ho ritrovato il metodo di mio padre. Il teatro è un’arte fatta di parole e mi piace”.

Con questo spettacolo hai vinto anche un premio.

“Sì. L’anno scorso al Festival di Borgio Verezzi, come non protagonista. Un bel riconoscimento per gli attori giovani”.

In che cosa credi di più?

“Nella qualità. Sono convinto che se si lavora bene, prima o poi si emerge ed è una grande soddisfazione”.

E la tua passione per la musica?

“Suono la tromba e il pianoforte, faccio parte di un quintetto jazz. Credo che bisogna coltivarsi come persone. Che il mestiere non va confuso con la vita privata. Ma se mi capita di poter suonare in uno spettacolo, mi fa piacere”.

E’ mai successo?

“Sì. In ‘Uno, nessuno e centomila’, il regista Orlando Forioso mi fece esibire con la tromba”.

Progetti futuri?

“A Natale andrà in onda su Canale 5, ‘Due imbroglioni e mezzo’. quattro puntate con Claudio Bisio e Sabrina Ferilli.

Aspirazioni?

“Per ora sono contento così”.

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