Un film partecipato

Renato Aiello

La locandina del film
La locandina del film

L’amore degli italiani attraverso la nuova pellicola corale della De Lillo

Un’opera per raccontare l’Italia degli affetti, dei matrimoni di ieri e di oggi, delle discusse unioni civili, in una sola parola l’amore visto e vissuto dagli italiani: è questo il nuovo film prodotto dalla “Marechiarofilm” di Antonietta De Lillo, regista napoletana da sempre molto attiva nel panorama partenopeo, che dopo la prima esperienza di film partecipato (“Il Pranzo di Natale” del 2011, presentato al Festival del Cinema di Roma), propone Frammenti d’amore per OIDA. L’acronimo (OIDA sta per Oggi Insieme Domani) si riferisce non solo alla longevità dei sentimenti e alla loro evoluzione nell’Italia del futuro ma suggerisce anche lo spirito di un esperimento produttivo condiviso che coinvolge diversi operatori di cinema e che si spera possa essere imitato e ripetuto ancora, aprendo di fatto la strada a una nuova modalità.

Dopo la presentazione al Torino Film Festival 2013, l’anteprima a Napoli al cinema teatro La Perla. “Questi frammenti d’amore nascono da una piattaforma creativa di crowdsourcing – spiega la regista de “Il Resto di Niente” – in cui ci siamo avvalsi del contributo autonomo e personale di ogni singolo regista per farlo confluire in questa indagine comune sull’amore. Ogni filmaker, che ha partecipato al progetto, scelto nel corso di un lavoro durato quattro anni e passato attraverso workshop e incontri nella cornice di festival cinematografici, si è messo a disposizione dimostrando la propria generosità, un valore che ripaga sempre”.

La regista Antonietta De Lillo all'anteprima
La regista Antonietta De Lillo all’anteprima

Gli spezzoni mostrati in anteprima spaziano dal tema delle unioni omosessuali (il segmento “Inchieste” è infatti sullo sfondo del Gay Pride 2012 a Roma) al confronto tra i “Filmini di Matrimonio” di una volta e di oggi messi sotto la lente di un famoso fotografo napoletano, dai “Fili invisibili” che legano genitori e figli adottivi fino al divertente “Materiali di Archivio”, un montaggio alternato in bianco e nero di filmati dall’Archivio Audiovisivo del movimento operaio che allude a un parallelo metaforico tra la passione degli italiani per le auto e le belle donne. Senza dimenticare ovviamente il cortometraggio animato “Forbici” della regista Maria Di Razza, passato già all’ultimo Social World Film Festival di Vico Equense nonché, menzione speciale ai Nastri d’argento, su un triste caso di cronaca nera avvenuto a Palma Campania che è esempio di amore folle e malato di gelosia sfociato poi in tragedia. La Di Razza era presente ieri in sala non solo perché il suo è tra i quindici contributi del film OIDA, ma soprattutto per l’anteprima italiana di “Facing Off”, un corto di animazione in un raffinato bianco e nero che stilisticamente si rifà al “Persepolis” di Marjane Satrapi, “un modello di riferimento nel corso della lavorazione così come lo splendido “Valzer con Bashir””, confida l’autrice.

La storia, nata da un soggetto elaborato qualche anno fa dall’attrice Adele Pandolfi e scritta poi dalla Di Razza, affronta un altro tema di attualità sempre inerente l’universo femminile, ovvero il ricorso eccessivo alla chirurgia estetica per inseguire il sogno effimero della bellezza ideale dettata dai media. Tra citazioni cinefile e omaggi più o meno espliciti a capolavori passati e autori della storia del cinema. “Una ventina”, conferma la regista, tra cui spiccano Almodòvar. Kubrick, David Lynch e anche Hitchcock nei titoli. Si racconta stavolta un dolore auto inflitto, una “violenza” nei confronti dei propri connotati, figlia di insoddisfazioni e insicurezze delle donne moderne che, a detta della Di Razza, “dovrebbero capire che la vita non diventa necessariamente migliore dopo questo tipo di interventi”. Il percorso della regista, iniziato con “Hypatia” sulla famosa filosofa alessandrina e passato poi per il femminicidio illustrato in “Forbici”, rivela un interesse per la rappresentazione attraverso il linguaggio animato del corpo e della bellezza femminile attaccata, sfregiata dalla società e dalle culture dominanti, e sta per approdare in un nuovo progetto in cui si occuperà di un altro corpo martoriato: quello del territorio campano, “la Terra dei fuochi che ho ribattezzato “Infelix” nel titolo e che racconterò anche attraverso i disegni di mio nipote”.

L’intervista video

 

 

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