Un rito di passaggio

Teresa Mancini

Una scena
Una scena

Una storia d’amore straniante, una spiaggia ad accoglierla. Il mare, la musica, le voci dei pescatori e quelle più lontane di una guerra finita da poco… Dal romanzo di Erri De Luca, Tu, mio, pubblicato dalla editrice Feltrinelli nel ’98, prende forma lo spettacolo omonimo nell’allestimento prodotto dalla compagnia TeatRing, che andrà in scena il 14 maggio al Teatro alle Colonne di Milano, alle ore 21 (ingresso: 12 euro). Le parole asciutte, ruvide, del racconto dello scrittore napoletano, sono state adattate da Marianna Esposito, protagonista e anche regista della piéce. Sul palco, con l’altro interprete Ettore Distasio, si compie – come nel romanzo di formazione dell’autore – la scoperta di un rito di passaggio, segnato dalla faticosa e dolorosa ricerca di equilibrio. Il tutto scandito nella forma consueta della ricerca di TeatRing: un tessuto drammaturgico dove il corpo, le scene, la voce e l’anima degli attori sono essi stessi il testo.

La trama: un uomo e una donna, Enrico e Caia, si trovano, anzi si ritrovano, su una spiaggia, ormai anziani. Si riconoscono, e immediatamente affiorano i ricordi di sessant’anni prima, i ricordi di un’altra estate, quella del 1955, quando, nell’Italia del Dopoguerra, si incontrarono per la prima volta e si innamorarono. In una sorta di balletto tra il passato e il presente, tra l’amore e l’addio, i corpi dei due anziani riprendono vita e colore, muscoli e allegria. Nel ‘55 Enrico è un ragazzo alle porte dell’adolescenza, i tedeschi – non più nemici – sono solo turisti, e tutti vogliono dimenticare gli orrori della guerra appena conclusa. Di fronte al mare, terzo protagonista della messa in scena, nelle parole dei protagonisti emergono tanti ricordi: la guerra, gli ebrei perseguitati, i tedeschi, gli americani, che da salvatori sono diventati invasori. E la rabbia del giovane Enrico che, diventato uomo, ha bisogno di sentire il carico di un’idea, una missione da portare avanti. «La storia di Enrico – dice Marianna Esposito – non è dissimile da quella di milioni di volontari che partono da Paesi stranieri alla volta di altri Paesi, dove guerre, fame, epidemie e colpi di Stato affliggono persone innocenti. Il mondo ha bisogno di eroi ciechi e folli. Ci sembrava giusto onorare la nascita di uno di essi».

 

 

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