Se il cuore non vuole vedere

Angela Matassa

Una scena
Una scena

Ha un’energia prorompente che coinvolge il pubblico sia quando è in scena che quando scende in sala, discutendo con gli spettatori. Gianfranco Berardi, con Gabriella Casolari, punta il dito sulla cecità che ha colpito tutti gli italiani. Cecità metaforica, naturalmente, mentre lui, invece, parte dalla propria, fisica e reale. Salta, canta, corre sul palco, senza segni di gesso per terra né indicazioni da poter seguire, per parlare della nostra contemporaneità, vestito con la maglia della Nazionale di calcio.

La scena è un luogo aperto, che da un’insegna luminosa tricolore indica un Bar Italia, gestito dalla sua compagna, Italia, appunto, in cui s’incontrano e si scontrano su temi diversi. Parlano dei personaggi della loro vita, degli avventori che passano a bere una birra.

Lo spettacolo inizia in versi con una sorta di rap con cui Tiresia, cieco e veggente, inizia la sua denuncia personale e collettiva.

Poi, scende in platea e provoca il pubblico. “Tu, come ti chiami? Che cosa diresti a tuo figlio? Tu, dove hai trovato il coraggio di mettere al mondo un bambino in questa società?” Si sofferma su sincerità/ipocrisia, provocando ancora sul non detto, sull’apparenza, sullo sfuggire alle responsabilità. “Allora, dillo!”, incita.

In fondo agli occhi, che a Napoli si è fermato al Nest (Napoli Est Teatro), è uno spettacolo di parola con una forte connotazione musicale. Oltre alle parti recitate in versi e con cadenza ritmata, le scene sono sistemate e drammatizzate come una partitura dalla regia di César Brie.

Ben sostenuto da Gabriella Casolari, con cui divide la scrittura, la scena e la produzione, l’attore pugliese si esibisce in una forma teatrale tra la prosa e la narrazione. Rompendo la quarta parete, entra negli occhi di chi gli sta davanti, impossibilitato a sfuggire alle sue domande incalzanti, ma che partecipa e lo applaude.

Con l’ironia che lo contraddistingue, l’autore di “Briganti”, “Io provo a volare”, “Viaggio di Pulcinella alla ricerca di Giuseppe Verdi”, tocca argomenti quotidiani, in maniera leggera ma provocatoria e a volte dissacrante. La crisi, la malattia, la cura, il bisogno degli altri, la condivisione, la solidarietà, la voglia di partire, la speranza nel futuro, la consapevolezza di limiti e possibilità.

Forse occorre una rivolta. Tiresia, cieco e veggente (così si chiama il suo personaggio), la comincia da sé.

 

In fondo agli occhi sarà dal 26 marzo al Teatro Ghirelli di Salerno.

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