Peregrinos, NarteA porta i visitatori al Complesso dei Pellegrini

Renato Aiello

È la curiosità che, non meno della devozione, forgia i pellegrini”, sosteneva il poeta Abraham Cowley. La stessa curiosità, voglia di sapere, conoscere e scoprire che li spingeva tra il ‘500 e il ‘600 fino alle porte di Napoli, capitale di un viceregno spagnolo importante nello scacchiere italiano e meta religiosa in piena Controriforma cattolica. Nonché seconda città al mondo – di fatto – nell’impero ispano-portoghese dell’epoca, la compagine coloniale su cui “non tramontava mai il sole”.

Matteo Borriello

Fu così che verso la fine del XVI secolo il sarto Bernardo Giovino fondò nel cuore di Napoli l’Arciconfraternita deputata ad accogliere i pellegrini in viaggio, una realtà molto simile a quella fondata a Roma dal celebre San Filippo Neri.

Sabato 27 maggio scorso il Complesso Monumentale dell’Arciconfraternita dei Pellegrini ha ospitato il secondo appuntamento dell’associazione culturale NarteA dedicato ai Peregrinos.

La visita guidata teatralizzata, condotta dallo storico dell’arte Matteo Borriello, ha permesso ai visitatori in questo speciale Fuori Maggio dei Monumenti di ripercorrere le fasi storiche del sito, un autentico gioiello architettonico a due passi dalla stazione di Montesanto a Napoli.

Celato per buona parte dall’omonimo ospedale e dai rumori delle vie trafficate, dal frastuono dei vicoli e della piazzetta del mercato della Pignasecca, il Complesso Museale è ignoto persino agli abitanti di questa città, nuovi pellegrini alla scoperta di un passato che ha molto da dire al nostro presente, per immaginare e disegnare il futuro.

Valeria Frallicciardi

Il tour, impreziosito tra una tappa e l’altra dalle performance degli attori Valeria Frallicciardi, Pietro Juliano e Mario Di Fonzo, ha accompagnato i partecipanti dalla Chiesa di Santa Maria Materdomini, che ospita il monumento funebre del suo fondatore, il cavaliere gerosolimitano Fabrizio Pignatelli, fino a quella della Santissima Trinità dei Pellegrini, tempio dalla singolare pianta ottagonale e con gli affreschi monocromi della cupola.

Passando per il suggestivo coro dagli imponenti stalli in legno (sempre in pianta ottagonale), sotto il quale è stato possibile poi visitare la terra santa (anch’essa ottagonale, a richiamare il numero otto, giorno dell’Apocalisse).

Proprio nel coro si è svolto il confronto tra la spigliata e vispa popolana, interpretata dalla Frallicciardi, e il severo arciconfratello, impersonato da Juliano.

I testi di Febo Quercia, direttore artistico di NarteA, anche in questa occasione hanno offerto uno spaccato di quel secolo, fatto di fede, superstizione e povertà estrema. La stessa che accomuna la donna del popolo e il pellegrino giunto fino alla Chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini a piedi, attraversando mezza Europa.

Quest’ultimo con alle spalle una vita di sofferenza inflitta e subita, in particolare sui campi di battaglia (le guerre di religione, del resto, stavano devastando il continente allora), non così diversa dai nostri tempi e dalle turbolenze alla periferia dell’Unione Europea.

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