Strepitoso successo per Bartók e Poulenc

Maresa Galli

Strepitoso debutto al Teatro di San Carlo di Napoli per il dittico che unisce “Il Castello di Barbablù” di Béla Bartók e “La voce umana” di Francis Poulenc. Quattro recite in cartellone, da venerdì 24 a giovedì 30 maggio 2024, per l’opera della Stagione Lirica 2023-24, una produzione dell’Opéra di Parigi e del Teatro Real di Madrid.

Non era facile mettere insieme le due opere, differenti per contenuto, linguaggio, una in ungherese, l’altra in francese, e composte con cinquant’anni di differenza, ma vi è brillantemente riuscito il talentuoso maestro polacco Krzysztof Warlikowski. Leone d’Oro alla Carriera alla Biennale Teatro nel 2021, per la prima volta al Massimo partenopeo.

GLI INTERPRETI

Gradito ritorno per Edward Gardner, che dirige in modo mirabile l’Orchestra. I tre protagonisti ammaliano il pubblico per le già note capacità vocali e per l’interpretazione che esalta tutta la complessità psicologica e i tormenti che dilaniano i personaggi. Ne “Il castello di Barbablù”, l’opera di Bartók su libretto di Béla Balázs, drammaturgia di Christian Longchamp, John Relyea interpreta il duca, vampiresco nel lungo mantello, immaginato come un prestigiatore che gioca con le vite altrui, emblema della solitudine.

Una scena dello strepitoso dittico

Elīna Garanča, lo strepitoso mezzosoprano lettone, nel ruolo di Judith, la moglie, al suo debutto nel ruolo. Hanno ispirato l’opera la fiaba “La Barbe bleue” di Charles Perrault e il dramma “Ariane et Barbe Bleue” di Maurice Maeterlinck. Nell’opera di Bartók entra l’esperienza dello studio delle musiche popolari, creando un “recitar cantando” basato sulla lingua ungherese, creando una scrittura sillabica, ritmica e fortemente lirica. Scorrono scene dal film “La Belle et la Bête” e frammenti di video che mostrano dolore e sangue.

IL DRAMMA DELLE MOGLI

Alta prova vocale dei protagonisti nella difficile lingua che ben sottolinea il pathos crescente della terribile stori, che getta le mogli e il castello nella perpetua oscurità. Fantastiche le scene e i costumi di Malgorzata Szczęśniak, le luci di Felice Ross, riprese da Sofia Alexiadou, il video di Denis Guégin, la coreografia di Claude Bardouil. Altrettanto strepitosa è l’interpretazione di Barbara Hannigan, celebre soprano canadese, nel ruolo di “Elle” (Lei). La donna senza nome, protagonista della tragédie lyrique di Poulenc nata dalla pièce omonima di Jean Cocteau.

Il monologo si svolge al telefono con “Lui”, ruolo muto, interpretato da Giuseppe Ciccarelli. Molti ricorderanno la sublime interpretazione teatrale della Callas, grande cantante tragica e quella cinematografica con la Magnani, insuperabile, diretta da Rossellini. La donna si agita, si dispera, si getta dal divano al pavimento, rotola, si contorce pensando al suo rapporto finito, al suo amato distante, si toglie infine la vita. Bravissima Hannigan, dalla voce potente, dalla intensa espressività nell’incarnare la donna delusa e sofferente. Ottima la rilettura di Warlikowski che unisce le due storie con grande maestria regalando emozioni al pubblico della prima che tributa ovazioni a tutti i protagonisti della magnifica opera.

 

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